Faces Of Death

Mi rendo conto che formarsi un'opinione, a volte, è difficile. Già era difficile decidere se votare, chi votare, e perchè. Dopo un ventennio nauseante, qualunque opzione avesse potuto causare almeno un po' di rompimento di coglioni ai miserabili dai quali ci facciamo allegramente fottere tutti quanti, per quanto discutibile e a volte grottesca, diventava una scelta comprensibile. Fermo restando il rompimento di coglioni come obiettivo massimo, di più da questo paese è perfettamente inutile aspettarsi. E vai col Grillo.

Per capire se e quanto all'inizio abbia funzionato, lasciando da parte le troiate da servi della gleba che si leggono sui giornali, ho implementato una delle poche tipologie di analisi che ritengo quasi infallibile: la fisiognomica. Per l'esattezza, fisiognomica contestualizzata. Insomma, guardare che facce fanno a seconda dei momenti.

Subito dopo le elezioni, per un brevissimo tempo, ero quasi contento: le espressioni smarrite e vagamente angosciate delle terrificanti teste di cazzo del PD, del PDL, e degli organi di informazione, sembravano vere. Non come la faccia di Craxi cacciato a calci in culo e monetine, sarebbe stato pretendere troppo, però non erano male. Poi succede quello che succede, ovvero nulla, altra cosa banalmente prevedibile.

Adesso, nel chiedermi dove andremo a finire, mi basta vedere Berlusconi, Bersani e Monti ridere di gusto dandosi pacche sulle spalle. Si sono cagati addosso per tipo tre secondi, dicendo “no, non può capitare proprio a me”, poi una rassicurante equipe di medici gli ha comunicato che “è benigno, nessun problema. Certo, un terzo dei voti che significano vaffanculo bastardi sul momento inquietano, ma siamo in Italia, il cancro della democrazia rappresentativa è stato debellato da anni. Tranquilli, un po' di dieta, calmi con spartizioni di banche, distruzione del sociale, ruberie clamorose e puttane minorenni per qualche settimana, e tornerete in piena forma.”

A proposito di fisiognomica: sono un paio di giorni che la Merkel ha stampata in faccia la felicità radiosa e colpevolmente birichina di un'adolescente bavarese un po' zoccola che ha appena scoperto gli interessanti usi alternativi dei bratwurst. Ma sta guardando Enrico Letta.

Pensiero del giorno: “Inquietante e pericoloso questo enigma è”
(Yoda, “Attack Of The Clones”, 2002)

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On The Road Again - 5 (Hangover)



Capitoli precedenti: 1 - 2 - 3 - 4

Un raggio di sole, luminoso come può esserlo solo la luce di una tarda mattinata di primavera, quando fa ancora freschetto ma la percezione di risveglio dei sensi e dell'umore si sincronizza con le gemme sugli alberi, il cinguettio dei passeri, e l'accorciarsi delle gonne, in letteratura come nel cinema costituisce la metafora più evidente della gioia di vivere, della speranza e del riscatto dopo la notte buia.
A me non fa che peggiorare il mal di testa.
Una volta aperti gli occhi, la sensazione di straniante disorientamento tipica di quando si è dormito in un luogo sconosciuto viene aumentata dal fatto che intorno al divano da dove sono risorto, mettendomi seduto e osservando con perplessità la stanza, vedo pile di scatoloni di cartone, borse, quadri e poster appoggiati alla base delle pareti, mobili smontati.
Ho ancora addosso i vestiti, e un sapore in bocca tipo piccione morto infilato in gola. Lei è davanti a me, seduta su un tavolo basso di Ikea che è l'unica cosa non imballata oltre al divano. Mi parla.

Buongiorno, come stai?”

La metto a fuoco. Ha due occhiaie come due wurstel, un residuo di trucco scuro assai sbavato, i capelli legati a caso, e un'aria depressa e sconsolata tanto straziante che sembra riassumere la sofferenza di migliaia di anni di afflizione femminile, partendo dal ratto delle sabine, passando per le streghe perseguitate nel medioevo, lo ius primae noctis, e gli stupri etnici in africa, fino ad arrivare alle suffragette massacrate dagli sbirri inglesi. Nonostante questo, il mio occhio maschile va in “scan mode” automatico, e registra l'interessante dettaglio che indossa una t-shirt, neanche tanto lunga, e basta. Il pensiero successivo, ovviamente, è “peccato che si stia abbracciando le ginocchia, una sbirciatina ci starebbe tutta”, ma ritrovo in tempo la lucidità per vergognarmi di me stesso e rispondere guardandola in quello che rimane della sua faccia.

Eh, insomma. Nottataccia. Tu, meglio?”
Abbastanza. Ho vomitato, vero?”
Sì. Per fortuna. E' per questo che non hai una flebo attaccata, adesso.”
Grazie per avermi portata a casa, sai.”
Noi marines non lasciamo mai indietro nessuno.”
Cretino.”

Sorride.

Meglio che non ti chieda come sono finiti tre pezzi da 5 euro nel mio reggiseno, immagino.
What happens in Vegas, stays in Vegas.”
Ecco, ti prego di ricordartelo, eh. Non c'è bisogno che di ieri sera ne sappiano altri.”
Tranquilla, al massimo ci scrivo un racconto a puntate su internet.”
Ah ah ah, sei proprio matto.”
Già. Non sai quanto.”

Comincio a sentirmi sempre più fuori posto ogni minuto che passa, ho solo voglia di lavarmi i denti, fare una doccia, e dormire nel mio letto. Mi alzo in piedi.

Senti, è meglio che io vada, adesso.”
Sì, forse è meglio. Sei speciale, lo sai?”
Perchè porto fuori le brave ragazze, le disintegro di droga e alcol scatenando la loro zoccola interiore, e poi faccio la crocerossina senza nemmeno trombarmele?”
Esattamente. Non cambiare mai, per favore.”

Percepisco una vaga nota di rimpianto nella sua voce, sottolineata dal modo in cui sospira abbracciandomi stretto, ma veramente stretto, sulla soglia dell'appartamento. Nuovamente, non resisto alla tentazione di guardare in basso oltre la sua spalla, e penso che quei centimetri di pelle che vanno dal fondo della schiena, dove si inarca leggermente e ci sono le fossette, all'inizio della curva delle natiche, sono la cosa più bella del corpo di una donna. Senza volere, lo giuro sulla Forza, la mano che le cinge i fianchi le ha sollevato la maglietta, e sì, ha davvero solo quella, addosso.
Ho un ultimo dubbio.

Come mai è tutto sottosopra, in casa? Traslochi?”
Già. La prossima settimana vado a vivere con il mio fidanzato.”

Dissolvenza in nero.
Titoli di coda.

(fine)

Pensiero del giorno: “Non viviamo nel mondo dei sogni, guarda in faccia la realtà”
(Padmé Amidala, “Attack Of The Clones”, 2002)

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Italian Obama vs. Miss Michigan Outstanding Teen - reloaded

“Il mio sogno è la pace nel mondo!”
“Dobbiamo aiutare i bambini che muoiono di fame!”
“Mi piace andare al cinema e ascoltare musica!”
“Ci sono troppe ingiustizie!”

“Bisogna investire sui giovani!”
“Far crescere i propri sogni è possibile!”
“Ricuciremo insieme i fili dell’entusiasmo!”
“Ci vuole un cambio di mentalità!”
No, sul serio. Largo alle nuove generazioni che avanzano. La sinistra guarda al futuro, gente, mica cazzi.  Questo fa i programmi e le campagne su youtube, oh. Producendosi nelle perle di cui sopra. Si presentassero contro, alle primarie del Partito Defunto, voterei lei. Almeno ha quindici anni, e il diritto di sparare quante sequenze di stronzate banali vuole. Poi, tolto l’apparecchio e cresciute le tette, una luminosa carriera come star di Girls Gone Wild nella categoria Wet T-Shirt non gliela leva nessuno. Attività assai più interessante di qualunque azione politica di quei poveracci.

Update 2013: quello che pensavo di Renzi e del Partito Defunto non è cambiato di una virgola in quattro anni. Anzi, rispetto allo squallore doloso del bamboccione istituzionalizzato, devo dire che la mitica Carleigh Rowley, che ho sempre seguito con passione (ultimo prestigioso achievement, il titolo di Miss Bay County 2013), mi convince sempre di più. Seguitela sul suo twitter, propone riflessioni e approfondimenti di livello tale da surclassare in scioltezza, per qualità retoriche e acume dei concetti, l'intera produzione di pensiero politico e programmi elettorali del PD, versione superggiovine. Un esempio: "research for my paper...ended up looking at wedding dresses for an hour. I'm not even getting married #singlegirlprobz". Matteo, ne hai di strada da fare prima di raggiungerla.

Pensiero del giorno:“La Repubblica ha bisogno di te”
(Anakin Skywalker, “Attack Of The Clones”, 2002)

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On The Road Again - 4 (Inception)



Capitoli precedenti: 1 - 2 - 3

Mi sveglio.
Eseguo un BIOS del sistema operativo, che mi segnala immediatamente “system error”.
Localizzo due gravi problemi all'hardware: stomaco sottosopra, e cerchio alla testa di tipo evangelico, ovvero corona di spine pulsante e strettissima. La prudenza mi consiglia di aspettare prima di aprire gli occhi, perchè da come mi sento potrei anche essere disteso in un campo di battaglia, dove crudelissimi nemici si aggirano tirando un colpo alla nuca ai feriti, e l'unica speranza di uscirne è fingere di essere morti. In queste condizioni, trovo facile interpretare un cadavere, e sono sicuro di averne pure l'aspetto. Penso, immobile, e cerco di ricostruire i ricordi, a partire dai più distinti e lontani per arrivare ai più nebulosi e recenti. Il tutto mi appare come un film assemblato da un montatore schizofrenico, la cinepresa sono i miei occhi.

Dissolvenza in entrata.
Primo piano lievemente sfocato di un gran bel paio di tette, strizzate in una scollatura audace ma non troppo, tipica delle brave ragazze ma non troppo. Le riconosco, e gli sorrido. Voce fuori campo.
Certo che te sei proprio fuori, eh”
L'inquadratura si alza, e nell'ordine appaiono due bicchieroni da cocktail vuoti, un'aggraziata mano femminile che tiene tra le dita una canna quasi finita, e infine il viso di lei, che tirando l'ultima boccata continua:
Cioè, io non sono mica abituata a cominciare le serate facendomi, voglio dire, dopo questa bomba mi basteranno ancora un paio di cose da bere e non capirò più un cazzo, ahahahahah, anzi mi sento già la testa leggera, ihihihihih, me ne ordini un altro che è così buono?”
Dissolvenza in nero.

Luci stroboscopiche.
Musica techno.
Non so perchè, ma sento che è tardissimo. 
Un paio di tette che non riconosco. Decisamente, non tette da brava ragazza.
Gli sorrido comunque.
Trucco dozzinale, abbronzatura finta, riccioloni biondi che sanno di parrucca lontano un miglio, abito lucido aderentissimo. Scommetterei su un paio di zeppe clamorose tipo viado brasiliano, ma non le vedo perchè, fortunatamente, ci separa il banco di un locale. Il che, realizzo con terrore, significa che questa è una barista, e io sto ancora bevendo. Vivo il tutto come un incubo psichedelico, mi giro, e vedo pali da lap-dance, diligentemente strofinati con numerose e poco vestite parti anatomiche da ballerine che non credo siano qui perchè respinte alle selezioni del Bolshoi. Ma sono russe comunque.
Non tutte.
Guardo di nuovo.
Non ci credo.
Gli errori numero 1,2,3,4,5 e 6 presentano il conto tutti insieme.
Il palo centrale, quello con pedana alta, è circondato da sei-sette individui di mezza età, piuttosto corpulenti, camicie aperte e catenacci d'oro che sbucano dal pelo, e occhi tipo prete pedofilo in crisi d'astinenza da chierichetti. Occhi fissi su un culo che invece, con una sensazione di freddo che parte dalla nuca fino a ghiacciarmi i coglioni, riconosco immediatamente.
Lei si struscia il palo tra le gambe, il vestitino è salito di spanne oltre il livello di guardia, butta la testa all'indietro scuotendo i capelli, e ride. Io rimango immobile, come un imbecille, mentre mi tornano alla memoria vaghi flash visivi e frasi a metà.
Nononono, ahahahahah, non andiamo ancora a casa, dai, eheheheh, oddio sono strafatta, ihihihih, cosa c'è di ancora aperto in città? Ah sì, andiamo al Mexico che chiude alle sei, ohohohohoh, ma ci credi che ti sto portando a troie, uhuhuhuh, che matta che sono, ma almeno un po' ti piaccio?”

Esco dallo stato di trance solo quando un groupie cinquantenne particolarmente allegro comincia ad allungare le mani, e arrivo sbandando fino alla pedana. La prendo per un braccio, la tiro giù, lei non smette di ridere e accennare mosse che potrebbero essere danza latinoamericana, oppure lo stretching di riscaldamento di una pornodiva prima di una scena impegnativa. I suoi giovani fans non sono d'accordo. Li capisco, ma ormai sono entrato nella fase “salviamo la brava ragazza”, sempre che data la situazione tale definizione abbia ancora senso. Ne spingo via un paio, e cerco l'uscita. Vengo fermato da un tipo tarchiato, grossissimo, vestito di nero, pieno di anelli e tatuaggi, che con voce pericolosamente calma, e ancor più pericoloso accento dell'est, dice:

Dove tu porti ragazza, eh?”
A casa, non si regge in piedi”
Ragazza da qui esce solo se io dico”
Ma è con me, è la mia ragazza!”
Tanti dice questo, ma qui ragazze sono di tutti”
Ahahahahah, non è vero, non sono la sua ragazza, stasera sono selvaggia, ahahahahah!”

Reprimo l'istinto di tapparle la bocca con una gomitata, e nel momento in cui mister dangerous si gira un attimo per dire “Bienveniuti biella giente, prego!” a due ceffi terrificanti che stanno entrando, scatto fuori trascinandomi la selvaggia brava ragazza. Urtiamo qualcuno, sento il rumore di un bicchiere che si rompe, una voce femminile grida.
Corriamo, io bestemmio, lei ride.
Passano gli isolati.
Mi cala l'adrenalina.
La sento biascicare qualcosa come “ohiohiohi sto tanto male, qua c'è casa mia, portami su”.
Nello stesso istante in cui penso che magari la vicenda potrebbe anche concludersi, nonostante tutto, con un finale divertente, lei si piega in due e si esibisce in una riproduzione assolutamente movie-accurate di Linda Blair nell'Esorcista, con l'unica differenza che vomitando l'anima non gira la testa a 360°. Ma potrebbe anche averlo fatto, non sono sicuro.
Dissolvenza in nero.

(4 – continua...)

Pensiero del giorno: “A me piacciono gli uomini per bene”
(Leia Organa, “The Empire Strikes Back”, 1980)

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