Archive for marzo 2010

Numbers



Ventidue anni.
Quattro tentativi per superare l’esame di maturità.
Diecimila euro al mese per sessanta mesi, totale seicentomila.
Un miliardo, centosessantuno milioni, settecentosessantaduemila delle vecchie lire, che gli pagheremo noi tutti.
Due consolazioni.
Per accettare di avere quella faccia dovrebbero darmi molto, ma molto di più.
Per accettare di avere quelle capacità intellettuali, non ci sarebbe assolutamente prezzo.

Pensiero del giorno: “Siederai nel Consiglio”
(Mace Windu, “Revenge Of The Sith”, 2005)

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The answer is (blowing in) the wind

Lungo. Lungo e freddo, il periodo che spero si stia finalmente decidendo ad andarsene fuori dalle palle. Ne parlavo qualche settimana fa con due pinguini artici, incontrati all’aperitivo, che esprimevano dubbi alquanto condivisibili sulla teoria del riscaldamento globale. Scalpellando la birra dal bicchiere per succhiarmela come un ghiacciolo, da buon fumatore che l’interno dei locali lo usa solo per ordinare e pagare, riflettevo con loro sul fatto che saranno pure scomparse le mezze stagioni, ma quelle intere non scherzano per niente. Il piccoletto, aggrappato al guinzaglio con i denti per evitare di essere spazzato via dalla bora, sembrava d’accordo anche lui. Con l’ulteriore ragione, ottima dal suo punto di vista, che è difficile tentare di trombarsi le barboncine che preferisce, fighette di buona famiglia e gran pedigree, le quali fra l’altro danno abitualmente prova di notevole condiscendenza intersociale accettando di buon grado le attenzioni di un bastardino evidentemente volenteroso sul piano riproduttivo, ma carente in termini di genealogia, barboncine, comunque, costituite per il 70% di riccioloni vaporosi, e che diventano inafferrabili quando il vento colpendole contropelo le trasforma in pesci palla di un metro di diametro facendole poi svolazzare in modo completamente imprevedibile. Chiaramente, come tutte le femmine a cui gli eventi atmosferici rovinano il lavoro del parrucchiere compromettendo la compostezza della criniera, diventano pure nervose e aggressive, ringhiando e a volte mordendo.

In piena empatia da depressione di fine inverno col peloso, quindi, stamattina l’ho portato a fare il consueto  giretto cittadino, necessario per i bisogni fisiologici di entrambi, primari (senza entrare nei dettagli) i suoi, secondari (caffè doppi a ripetizione con brioche), ma altrettanto fondamentali, i miei. Come sa benissimo chiunque coltivi la gratificante abitudine della seconda colazione fuori casa, seconda non nel senso di pranzo ma proprio di bis della prima, la hall of fame si ottiene quando alla scontata combinazione tazzafumante/fragrantedolcetto si aggiunge il frescogiornale del bar, lettura irresistibilmente piacevole grazie all’effetto-scrocco del non averlo comprato ma abilmente scippato agli altri avventori, operazione non priva di rischi specialmente in caso di confronto con vecchiettaincazzosa che deve vedere chi è morto, o cravattatoarrogante che deve vedere come va il pil. Io devo vedere le pagine sportive, ovviamente, e lo sfoglio dalla fine come i giapponesi.

Il problema, in tale strategia di consultazione destrutturata, è che può capitare di immergersi perdutamente nella mirabilante saggezza delle dichiarazioni post-partita del pedatore medio, tipo “era importante provare a vincere, ma anche non rischiare di perdere, però il pareggio ci penalizza”, roba da farci una tesi di laurea in filosofia della retorica, e apparire quindi assai concentrati nella lettura, con tanto di cenni affermativi del capo e un intercalare sommesso di “eh”, “azz”, “uff” e “maddài” sussurrati fra sé e sé. Il tutto senza essersi nemmeno resi conto, avendo ignorato la prima e i titoli per andare felici e inconsapevoli ad analizzare le moviole, di quale quotidiano si stia leggendo.

Beh, non è bello. Non è bello per niente quando alzi gli occhi, e quello che sta al banco vicino a te, precedente possessore provvisorio delle ambite pagine, ricambia lo sguardo con simpatia, ti dice in tono comprensivo che è vero, è proprio incredibile quanto rompono i coglioni ‘sti giudici del cazzo, ti offre il caffè, e se ne va scuotendo il fiero testone forzaitaliota. E tu ti accorgi di avere in mano il giornale di Feltri.

Pensiero del giorno: “Che puzza stupenda ci ha fatto scoprire, complimenti!”
(Han Solo, “A New Hope”, 1977)

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