Archive for 2008

Aritmetica




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Pensiero del giorno: “Voglio sapere chi è che vuole uccidermi”
(Padmé Amidala, “Attack Of The Clones”, 2002)

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Dark sky

C’è qualcosa di sbagliato, quando ti svegli la mattina ed è buio. Mica presto, eh, alle otto-ottoeunquarto comode, s’intende. Per fortuna non dover sottostare al triste rito della sequenza doccia-giacca-cravatta-traffico-ufficio, iniziando la trafila prima delle sette in modo da essere operativi entro i tempi canonici, è una grande liberazione. Che richiede le sue contropartite, giustamente, la principale delle quali è l’essere costantemente in bolletta. Ma ne vale la pena: trovare il proprio sostentamento, ossia riuscire a pagarsi l’essenziale (più viziacci tipo birra, sigarette, tv via satellite, e mi rendo conto da solo della decadente banalità di tutto ciò), lavorando poche e – appena appena - onestamente pagate ore al giorno, nello sport che è la mia grande passione, ha un quotidiano e impagabile sapore di rivincita.

Rivincita su quello che vedo intorno a me, sulle vite che si trovano costrette a trascinare avanti troppe, quasi tutte le persone che conosco. Sulla filosofia dell’aziendalismo, della carriera, della fattura, del benessere cercato negli oggetti piuttosto che nella serenità. Sul “sistema”, insomma. Definizione semplicistica, ma funziona, per me. Non riesco a non pensare a cosa potrà mai restituire i venti-trent’anni migliori delle loro esistenze, spariti in un vortice di stress e frenesia da produco-guadagno-spendo-pretendo, agli ingranaggi in abito grigio che ogni giorno friggono al semaforo con due cellulari attaccati alle orecchie, l’occhio pallato, e un giramento di coglioni che gli trema anche la smart.

Se hai l’anima di fermarti un attimo, anche una mattina in cui l’aspetto della tua città è quello dell’immagine sopra (che figata le webcam) può diventare affascinante. Basta fare due passi fino al mare, e guardarlo fondersi con il cielo, mentre il temporale brontola, brontola, e non si sfoga, come se gli piacesse stare lassù, incazzato il giusto, ma senza degnarsi di condividere nemmeno una goccia. Mi dispiace, perché la tempesta sull’acqua scura, con il vento e gli scrosci, è sempre uno spettacolo. Però, alla fine dei conti, credo abbia ragione lui: di una bellezza simile, non se ne accorgerebbe quasi nessuno. E comunque, gli ingranaggi non saprebbero che farsene. Non è utile, non fa guadagnare, non si può possedere. Tuttalpiù, fa perdere tempo che non hanno, perché quando piove aumenta il traffico. 

Pensiero del giorno: “Il mio cliente ha perso la pazienza”
(Jango Fett, “Attack Of The Clones”, 2002)

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People


Si avvicina un po’ impacciato. Mette un piede sul piccolo gradino, si china in avanti. Sembra che stia controllando se davvero è tutto acceso e funziona. Appoggia il bastone di fianco, sul muro, si toglie il cappello e ce lo mette sopra. Indossa abiti di ottima fattura, ma sono lisi e si vede. Tanto. Però il colletto della camicia, consumato quanto si vuole, è candido, e si vede anche quello. Cerca, con calma, nella tasca del cappotto.  Tira fuori un portafoglio enorme, sformato, di un bel cuoio scuro. Chiuso con la fibbia. La apre in modo malfermo, cerca e fruga, e trova la scheda magnetica, la guarda, la gira, finchè non è sicuro che sia messa nel verso giusto. La inserisce attentamente nella fessura, usando tutte e due le mani. Digita il codice molto concentrato, battendo dall’alto, e a ogni schermata successiva si ferma a leggere prima di proseguire. A un certo punto si blocca, aspetta, e sembra pensarci su. Poi scuote piano la testa, e preme altri pulsanti. Sempre molto lentamente.


Una ragazza dall’aria infastidita, che sta aspettando insieme a me, comincia a scrivere un SMS in modo nervoso. Mi colpisce il contrasto tra il muoversi pacato delle dita del vecchio, e il balletto frenetico sulla tastiera del cellulare. Ma adesso lui ha finito, prende le banconote e il tesserino, e con un mezzo sorriso di scusa si scosta. Sorrido a mia volta, e non mi avvicino subito, per lasciargli il tempo di rimettersi il cappello e prendere il bastone. La ragazza sbuffa, apposta, in modo da farsi sentire. Io arrivo davanti allo schermo, e mi accorgo che lo scontrino dell’operazione precedente è rimasto lì. Lo leggo. Prelievo, venti euro. Saldo residuo, trentacinque euro. E’ il dieci del mese. Non sorrido più.

Pensiero del giorno: “Non posso guardare”
(Obi-Wan Kenobi, “Revenge Of The Sith”, 2005)

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Politically correct


Praticamente, due su tre. Mi guardo intorno, e penso a chi potrebbero essere. Meglio che esca da questa libreria, però. Difficile trovarne, qui dentro. Tra l’altro, è praticamente vuota, come la sala di ieri sera, alle proiezioni del festival del cinema latino-americano. Comincio a intravvedere un senso, nelle statistiche e nei sondaggi.  Più probabile un baretto-fico in centro, un negozio di cellulari, o un concessionario che vende SUV, per dire. Anche perché mica serve essere ricchi, un Cayenne a 99 euro al mese non si nega a nessuno. Cristo. Due su tre. Meglio, molto meglio che personaggi - notoriamente di sinistra – come Biagi e Montanelli siano morti. Questo paese non li merita, e ho dubbi che li abbia mai meritati.


Pensiero del giorno: “Così male?”
(Han Solo, “Return Of The Jedi”, 1983)

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Alta Finanza


Banche: “Mi sa che abbiamo fatto una cazzata con i mutui”
Borse: “Cioè?”
Banche: “Eh, ne abbiamo concessi troppi, prendendo per il culo la gente  sui tassi variabili. Adesso ci stiamo un po’ cagando sotto che non riescano a pagarci le rate”
Borse: “Vabbè, basta che non se ne accorgano i mercati, queste cose li fanno rimanere male, povere stelle”
Mercati: “AHA! BECCATE! Col cazzo che compriamo le vostre azioni! Anzi, cominciamo subito a venderle, prima che falliate. Pensavate di coglionarci, eh?”
Azioni delle banche: “Merda, non ci vuole più nessuno, e non valiamo più una sega!”
Borse: “Argh, precipitiamo!”
Banche: “Aiuto, siamo fottute!”
Governi: “Ok, tranquille, piccoline. Ci pensa papà. Ecco, vi raddoppiamo la paghetta”
Banche: “Evviva!!! Graziegraziegrazie! Non falliamo più!”
Governi: “Che sia l’ultima volta, però. Siete grandi, non possiamo mantenervi noi”
Mercati: “Ah, allora va bene. Siete proprio stronze, però”
Borse: “Ma dai, andare su e giù è divertente. Tipo altalena, no?”
Governi: “Ehi, ma chi è quello, lì per terra?”
Azioni delle banche: “E’ un piccolo risparmiatore, eravamo sue, gli è venuto un infarto”
“…”
“…”
“…”
Mercati: “Ahahah!!!”
Borse: “Ahahahahahahah!!!”
Banche: “Ahahahahahahahahah!!!”
Governi: “Buahuahuahuahuahuahua!!!….. ehm, shhh, va bene, va bene, ora basta. State buonine lì, dai, che dobbiamo sembrare preoccupati per la situazione”
“…”
“…”
“…”
Tutti: “Muahahahahahahahahahahahahahahahahahahah!!!!!!!!!”

Pensiero del giorno: “E’ una strana mossa per la Federazione del Commercio”
(Qui-Gon Jinn, “The Phantom Menace”, 1999)

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Average Italian

Te ne accorgi quando, davanti al mondo di merda che vedi intorno a te, ti fanno sorridere solo due cose: l’Udinese che vince a Dortmund e l’interessante interazione tra le raffiche di bora e le gonnelline delle ragazze.
Calcio e figa, insomma.
Sono proprio un italiano.
Cazzo.
















(nelle foto: la gioia dei bianconeri dopo il primo gol, e una delle mie morose che, sfidando il vento, si precipita a festeggiare con me)

Pensiero del giorno:
“Forse non le andava che la guardassi”

(Anakin Skywalker, “Attack Of The Clones, 2002)

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Lucky

Mi rendo conto che, come primo post dopo tanto tempo, un augurio di morte e sofferenza non è il massimo. Ma – per chi potesse essere interessato a saperlo – sono da sempre un amante degli animali, con una passione sfrenata per i cani. Tornare dalla stagione di lavoro estiva, aggiornarsi un po’ sui siti e i forum che frequento di solito, e trovare storie così, non mette esattamente di buonumore. Inauguro quindi l'autunno su codesto blogguccio esprimendo la speranza che chiunque abbia fatto questo a Lucky possa crepare presto, e male. Molto male.

Pensiero del giorno: “Il tuo odio ti ha fatto potente”
(Darth Sidious, “Return Of The Jedi”, 1980)

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History repeating itself

Certo che un anno passa in fretta, cazzo.
Aloha a todos.

Pensiero del giorno:
“Quanto tempo è passato, Maestro Kenobi”
(Padmé Amidala, “Attack Of The Clones”, 2002)

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Page Not Found


Page not found. Questo mi appare, da un po’, quando tento di accedere a quell’area della mente che, suppongo, è deputata alla voglia di comunicare, scrivere, esprimersi.  Ma passa, eh. A presto.

Pensiero del giorno: “Hai spinto il pulsante d’arresto?”
(Obi-Wan Kenobi, “Revenge Of The Sith”, 2005)

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Le mie elezioni

77: “Allora, è deciso. Che si fottano, domani e dopodomani.”
Cervello di 77: “Cazzo, sì. Ben detto. Votare il meno peggio, salvarsi dal nano mafioso, turarsi il naso: basta! Non se ne può più.”
Cuore di 77: “Eh. Però è dura, ragazzi. E’ dura astenersi, per la prima volta in vent’anni. Ed è ancora più dura vedere una sinistra ridotta in questi stati. Specie per chi ci aveva creduto, aveva sognato e sperato. Lo sapete come sono fatto, no?”
Cervello di 77: “Se tu ragionassi un po’, ti accorgeresti che il concetto di “progressisti”, contrapposti a “conservatori”, come nei paesi civili insomma, in Italia non esiste. C’è solo un potere, spartito e diviso sempre tra gli stessi, autoalimentato e autoreferenziale. Certo, qualcuno ha la faccia da culo peggio degli altri, ma la sostanza non cambia. E’ giusto smettere di partecipare a questo teatrino, non servirà a nulla, ma è un segnale coerente.”
Cuore di 77: “Stai convincendo anche me, alla fine. Però sto male, tanto male. Porca puttana, mi viene da piangere.”
Cervello di 77: “Impara ad ascoltarmi di più. Ti ricordi quella biondina, tanto tempo fa, che ti ha ridotto uno straccio per mesi, praticamente spezzato? Se mi fossi stato a sentire non sarebbe successo. Io avevo capito come sarebbe andata, ma tu no, ti ci sei voluto schiantare lo stesso. Vuoi che capiti di nuovo?”
Cuore di 77: “Questo è un colpo basso. Stronzo.”
Cazzo di 77: “Ehi, gente, sulla biondina avrei qualcosa da dire anch’io. Cioè, non state considerando che è finita in disastro, certo, ma finchè è durata, wow! Ne è valsa la pena, per come la vedo io. Avete presente quel trucchetto che sapeva fare senza usare le mani?”
Cervello di 77: “Stai a cuccia, tu, che qui stiamo parlando di sentimenti e di politica. A parte il fatto che in quei momenti sai benissimo che sono spento. Torniamo a noi: allora, domani aperitivo e poi partita? Ragazzi, ci manca un pelo per andare in Champions, eh!”
Cuore di 77: “Ok, hai vinto. Però, diobono, mi insegni come si fa a spegnersi? Per due giorni, almeno. Ne avrò bisogno.”
Coglioni di 77: “Già che ci siamo, qualcuno ha un suggerimento per farci smettere di girare? No, perché pieni già siamo pieni da un pezzo, ma così è troppo.”
Buco del culo di 77: “E soprattutto: a me non pensa nessuno, che dovrò passare i prossimi cinque anni in trincea, con l’elmetto, sperando che abbiano pietà?”

Pensiero del giorno: “Tutto quanto è un po’ insolito. E questo mi dà molta inquietudine.”
(Obi-Wan Kenobi, “Revenge Of The Sith”, 2005)

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Ignoranti come capre. Capre padane.



Ueilà, due post in un giorno. Mai vista una cosa simile, da queste parti. Ci sono momenti, però, in cui non ci si può esimere da sputtanamenti che definire sacrosanti è poco. Trovare nella posta il giornale elettorale della Lega Nord è uno di questi. Notare la didascalia a destra, che recita “Milano 16 dicembre 2007 – A furor di popolo la fine di Prodi e del governo della sinistra da parte di una milionata di padani convenuti a Milano”, è decisamente troppo per chi, come me, ha ancora un minimo di rispetto per la grammatica e la sintassi. “Da parte di una milionata di padani convenuti a Milano” cosa? COSA, cazzo?? Invocata, ottenuta, festeggiata? “La fine di Prodi eccetera” è il complemento oggetto, d’accordo, ma il verbo, per la Forza, il verbo dove cazzo è? Tralasciando la raccapricciante “milionata”, storpiatura da salumiere di bassa lega (ah ah ah), s’intende.



Cari i miei cummenda del Nord, capisco che il concetto di “participio passato” possa spaventare le vostre produttive e fatturanti meningi, ma in questo caso sarà meglio evitare la subordinazione implicita nell’uso delle proposizioni secondarie. Ops, cosa ho appena scritto? Troppo difficile? Pazienza, ve lo spiego un’altra volta, và.



Pensiero del giorno: “Se la democrazia per cui operiamo avesse cessato di esistere?”
(Padmè Amidala, “Revenge Of The Sith”, 2005
)  

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Speedy Gonzales


Riemergo dall'oblio del web, causato da periodaccio infame di lavoro e scazzi vari, per esprimere il mio sconcerto riguardo a questo episodio di cronaca. Ma dico io: ti ha dato il triplo del tempo necessario, per quanto mi riguarda, allo svolgimento dell'intera procedura, accensione di soddisfatta (almeno lei)  sigaretta compresa, e ti incazzi pure?


Pensiero del giorno: “Luke, a quella velocità ce la farai a uscire in tempo?”
(Biggs, “A New Hope”, 1977)

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(don't mess with) Mr. Price


E’ un missile? E’ un aeroplano? No! E’ Mister Prezzi! E sticazzi, aggiungo io, mi si passi il francesismo e soprattutto la discutibile rima. Il nuovo supereroe che solca i cieli d’Italia, monitorando i malvagi speculatori, tra cui spiccano per protervia i dettaglianti di frutta e verdura, ha finalmente un volto: l’altra mattina, con un’intervista a SkyTg24, la sua identità nascosta mi è stata svelata. Antonio Lirosi, già a capo della DGAMTC (che solo i più ingenui credono essere la Direzione Generale per l’Armonizzazione del Mercato e la Tutela dei Consumatori, mentre è ovvio che trattasi di una oscura e misteriosa organizzazione segreta), sarà il nuovo paladino della spesa, il cavaliere del codice a barre, il terrore della zucchina. Faccia piacente, sorriso ironico, abbronzatura da primario. Strano che si sia presentato alle telecamere senza mantello, ma vabbè. Terribile, si dice, è la Sua ira quando si scatena contro i malfattori, mentre – suppongo – Egli premierà i commercianti virtuosi con la leggendaria esclamazione “Ok! Il prezzo è giusto!”, accompagnata dall’omaggio di una foto autografata di Iva Zanicchi, che i fortunati potranno esibire in vetrina.

Al mercato coperto dietro casa mia i banconieri mormorano, il macellaio si acciglia, il panettiere sospira, perfino la fioraia si guarda intorno con sospetto. Eh sì, perché nella succitata intervista, che ho seguito con il fiato sospeso, attendendo notizie e anticipazioni sulle mirabolanti e innovative tecniche che sarebbero state messe in atto per il trionfo della Giustizia, l’Eroe ha rivelato l’incredibile strumento che utilizzerà senza riserve nella sua lotta: un numero verde. Da utilizzarsi quale mezzo di delazione da parte di un esercito di massaie incazzate, per denunciare i broccoli non a norma, le fragole fuori stagione, le melanzane presuntuose. Il bat-segnale può andare a nascondersi, ragazzi. Già ho visto la signora del primo piano acquistare un’agendina nera assai inquietante, aggirandosi poi alla Coop con una strana luce negli occhi, mentre poco più in là il ragioniere dell’amministrazione condominiale sibilava a una confezione di quattro salti in padella, da sei euro, “ora le pagherete tutte, bastardi”.

Lo confesso, il numero me lo sono appuntato anch’io: non vedo l’ora di affrontare il pescivendolo che la settimana scorsa mi ha proposto un branzino e contemporaneamente le carte per il mutuo. Guardandolo fisso, estraendo lentamente il cellulare, e godendomi il suo terrore mentre si getta in ginocchio e grida “Noooooooo! Lui no, la prego, Lui no! Tenga, prenda i calamari freschi, glieli faccio in sconto, e le regalo le seppioline! Non mi rovini, ho famiglia!”.
E mentre tornerò a casa con la spesa, rivolgerò un silenzioso sguardo di gratitudine al cielo, dove potrò intravedere, in lontananza, il nostro Protettore che sfreccia tra le nubi, sempre più in alto.

Pensiero del giorno: “Beh, sarà un gioco da ragazzi”
(Obi-Wan Kenobi, “Revenge Of The Sith”, 2005)

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Fashion revenge

Ebbene, ci siamo. Ce l’ho fatta. Due decenni secchi di immobilismo assoluto in fatto di moda e abbigliamento hanno dato i loro frutti. Mi sono lasciato passare accanto con altezzosa indifferenza il grande seventies revival, con zampe di elefante, sneaker da pallavolo e camicie del nonno annesse. Per tacere dei raccapriccianti maglioncini stretti, a losanghe verdi e viola su sfondo marrone. Strano che non si siano viste in vendita le P38 finte, da abbinare all’eskimo di Dolce&Gabbana. Così come, più recentemente, ho osservato con nobile disgusto le vite basse, i boxer firmati e le t-shirt aderenti. Per quanto riguarda le scarpe sportive simil-calcio, o le infradito, o le canotte a coste, che la Forza abbia pietà delle anime di coloro che hanno osato. E che talvolta – ma qui siamo in provincia, eh – ancora osano.



Senza nemmeno rendermene conto, emergo trionfante. Con il mio look all’ultimo grido ottenuto semplicemente vestendomi nello stesso identico modo dal 1988 a oggi. E che mi distingue dai patetici parvenu ventenni dell’ultima ora, affollati nei localini-fichi, ridicoli e goffi nel loro tentativo di riproporre una tendenza che può essere capita solo da chi ha visto Gerry Scotti magro e con i capelli lunghi. Ragazzini, le Timberland bisogna viverle, non solo indossarle. Come i 501, e i Moncler. Tsk. Ed è inutile che mi chiediate dove ho preso le mie: sono belle perché hanno dieci anni, ed erano pure in offerta, visto che non le comprava nessuno. E no, questo modello di piumino non lo fanno più.
Però io ce l’ho.
Ahahahahahahahah.
Rompimi i coglioni adesso, commessa del cazzo.


Pensiero del giorno: “Gioisci per coloro che intorno a te si trasformano”
(Yoda, “Revenge Of The Sith”, 2005)

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Che dire...

... quando c’è già chi ha approfondito le cose in modo perfetto?

Pensiero del giorno: “Magnifico”
(Darth Sidious, “Attack Of The Clones”, 2002)

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Hope


C’è solo una cosa, davanti all’ignobile scempio che sto vedendo fare di questo Paese, che mi rende sopportabile il fastidio: è gente di sessant’anni, come minimo. Quindi, dato che piuttosto che andare a votare mi faccio trapanare un secondo buco del culo, mi rilasso e me ne fotto. Pensando che, se sto un po’ attento con la birra, le sigarette e quando vado in giro in macchina, ci sono ottime probabilità che un giorno io li veda morti. Di vecchiaia, eh, s’intende. Ma sarà bello lo stesso.

Pensiero del giorno: “E’ tradimento, allora”
(Darth Sidious, “Revenge Of The Sith”, 2005)

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Vintage wanker


Sono bizzarri, e tortuosi, i sentieri mentali che conducono alla nostalgia. Assolutamente inaspettati, in molti casi. Perché uno mica se la cerca, voglio dire. Oddio, i maniaci depressivi che si piazzano distesi al buio, ad ascoltare canzoni struggenti che gli ricordano amori passati, ci sono. Per esempio. Ma lo fanno apposta, e si meritano tutta la loro disperazione, nonché gli strilli di Mariah Carey che guaisce “I can’t liiiive, if living is without yououououuuu”. Al contrario - essendo io un tipo che si bulla assai del proprio  approccio ottimista verso la vita - quando percepisco un livello di giramento dei coglioni sopra lo standard, cerco di distrarmi e tirarmi sù l’umore con pochi, semplici e collaudati sistemi. Stando al computer, uno dei migliori è il giretto quotidiano su supertangas.com. Simpatico sitarello che, a mio parere, risulta più autorevole di repubblica.it e corriere.it messi insieme, non fosse altro che per la maggiore serietà degli argomenti trattati.


Stavo dunque monitorando con affetto le posizioni (non solo in classifica) delle mie favorite, con un occhio di riguardo nazionalista per le Italiane, e constatando orgogliosamente che insieme alle Brasiliane le nostre rappresentanti fanno un culo così (risate registrate, prego) a tutte le altre, quando ci sono cascato anch’io. Così, all’improvviso. Tristezza vaga eppure pungente, percezione tendente al negativo del tempo che scorre, sottile ansia nel focalizzare i ricordi. La malinconia di ‘sta minchia, insomma. Disposizione d’animo che, davanti a immagini che farebbero abiurare con gioia un ayatollah incazzato nero, spiazza non poco. Ma dopo breve riflessione, coadiuvata da un paio di birre e altrettante sigarette, ci sono arrivato, al motivo.

Ho pensato a me stesso venti e rotti anni fa. E a tutti quelli della mia generazione. Mi sono ricordato di quanto era diverso, e - ne sono convinto - più divertente, il modo in cui abbiamo scoperto l’erotismo. Più divertente perché quello con cui dovevamo arrangiarci, ossia i giornalacci adocchiati e spesso trafugati all’edicola, più i primi, mitici film della tarda notte sulle tv locali, erano prodotti di una genuinità e di un’ironia, per quanto becere, oggi scomparse. Così come scomparso, ormai, è il senso del proibito, del sotterfugio, che si provava. E che rendeva tutto speciale. Adesso come adesso, un qualunque giovincello smanettone (in tutti i sensi) accende il computer e ha a disposizione cose che se le avessi viste io, a 14 anni, sarebbe stato necessario ridefinire il concetto di “ammazzarsi di pippe”.

Ma non sono certo quelle, di cui ho nostalgia (risate registrate bis, prego). Piuttosto, trovo davvero un peccato che di certi capolavori si vada perdendo il ricordo. Ah, the good old times! Dico, esisterà mai qualcosa che possa battere pietre miliari come queste? Si può non sentirne la mancanza?

     

Pensiero del giorno: “Credevo che fosse proibito, a un Jedi”
(Padmé Amidala, “Attack Of The Clones”, 2002)

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