Archive for gennaio 2009

Sappiamo, che vuole la donna: you should be an artist in your shower.

Cara Virgie Webb (o Anna Matveeva?... meglio Virgie Webb, direi. Fa molto pornodiva anni ’70, e il vintage va di moda, credi a me), cara amica, dicevo, temo di non essere l’uomo adatto a te. Non sopporto i bambini, e l’idea di un forte e armonico matrimonio mi terrorizza a morte. Amore, fiducia, rispetto, comprensione, vicinanza spirituale? Ma per favore. Smettila di guardare Pretty Woman sospirando, e scendi dal pero, che è meglio. Perdonami la franchezza, è per il tuo bene. Tra l’altro, il 58 nel tuo indirizzo e-mail è la tua età o l’anno di nascita? Giusto per delimitare il segmento di mercato appetibile, sai. In ogni caso, ho inoltrato il messaggio a k5vlufab, mi pare fosse il destinatario originale, può darsi che sia meno insensibile di me.
Un abbraccio.

Dear Wilma Fitzpatrick, I’m very sorry not to be abruno57, because it would be so nice to have a friend like you. Even if I don’t quite understand what do you intend by telling me that I should be an artist in my shower, I thank you for your trust and support. And I swear I don’t masturbate on photos since I was a teenager. But if the morons who do, disturb you that much, you should choose a different kind of image to use as an attachment to your e-mails. I can't post it here, splinder would close my blog and report me to the police. Anyway, it’s unbelievable what you’re able to insert in yourself, smiling in the meanwhile. I thought I had seen everything, but hey! You gave me a new perspective on what “larger than life” really means. Go on, never give up, and you’ll be a star someday.
Hugs.

Vince, sei un grande. Dimostri di conoscermi molto bene, non solo azzeccando il mio indirizzo e-mail, ma soprattutto restituendomi la speranza di poter un giorno soddisfare le esigenze di una come la Wilma, per dire. Credo che quella faccenda dei chiodi sia un po’ esagerata, però. Non ti offendere, ma sono convinto che se anche ci riuscissi, la scena risulterebbe incredibilmente comica, e non è semplice scoparsi una mentre rotola per terra dal ridere. Sono felice per tua moglie, comunque. Toglimi solo una curiosità: questo imballaggio supplementare che, forse, mi dici essere addirittura una necessità, dove si dovrebbe mettere? Perché se è come penso io, allora non mi interessa. Troppo facile, così.
Ciao caro, fammi sapere.

Pensiero del giorno: “E’ chiaro che hai ancora molto da imparare sul comportamento umano”
(C-3PO, “Attack Of The Clones”, 2002)

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Microeconomia


L’immobilismo assoluto in fatto di abbigliamento – che condivido con i personaggi dei fumetti tipo Dylan Dog – consente di ritrovarsi periodicamente, più o meno ogni vent’anni, dotati di un guardaroba all’ultimo grido. Tralasciando poi l’indubbio vantaggio di una scelta mattutina dei vestiti rapidissima e automatica, che da buon vetero-maschilista quale sono ritengo essere un gap tattico-strategico in mio favore assolutamente incolmabile da qualsivoglia donzella. In effetti, l’unico problema è convincere chi mi frequenta abitualmente del fatto che mi faccio la doccia ogni giorno e indosso cose fresche di bucato: il trucco è semplicemente possedere come minimo sette-otto esemplari perfettamente uguali di ogni jeans, maglietta, pullover e paio di scarpe. A volte devo far vedere l’armadio perché mi credano, annusarmi non gli basta.


La cosa interessante, però, è che acquistare da una vita gli stessi identici capi mi fornisce un punto di vista privilegiato sull’andamento dei prezzi, che spesso sfugge a tutti quelli che seguono le tendenze e cambiano look ogni stagione. Prendiamo i  miei amati Levi’s 501: non credo che a livello di produzione di pantaloni quanto viene il petrolio al barile, o la bolla finanziaria, c’entrino granchè. Ne compro due paia all’anno dal 1988. Costavano 50 mila lire. All’inizio dei ’90, eravamo sulle 60 mila. E via via così, praticamente seguendo l’istat, fino alle 80-90 mila lire del 2001. Adesso, pezzo di stronzo di commerciante del cazzo, mi chiedi 90 euro. Il doppio in sette anni. Spiegamelo, il perché. Spiegamelo, e non tentare di coglionarmi con le finte svendite e gli sconti-speciali-solo-per-questo-periodo. Il doppio, cristodiundio.

Spero che qualcuno di questi teste di minchia di negozianti mi legga, qualcuno di quelli che convinti di essere le volpi del secolo hanno spremuto il limone finchè potevano. Forse capirebbero perché i saldi sono andati a puttane, capirebbero perché quest’anno molti non hanno comprato nulla, capirebbero che invece di lamentarsi con i comunicati della Confcommercio potevano evitare di fare i furbi. Fottetevi, tutti. Io i soldi ce li avevo, e due o tre cosette potevano servirmi, ma quest’anno non vi ho dato un centesimo. E’ stato molto, molto più divertente passeggiare per Trieste limitandomi a osservare le commesse annoiate che facevano i solitari col cellulare nei locali vuoti, le patetiche vetrine con scritto “sconti pazzi”, e soprattutto la marea di cartelli di “cessazione attività”. Per ognuno di questi ultimi, mi sono premurato di augurare un sorridente e sentito vaffanculo passandoci davanti.

In fin dei conti, la crisi non ha solo aspetti negativi, dai.

Pensiero del giorno: “Trucchi di mente non attacca con me”
(Watto, “The Phantom Menace”, 1999)

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Good news















Credevi nell’inferno, giusto? D’altronde, uno dei peggiori inferni mai realizzati dall’uomo non ti dispiaceva per niente, pare. Ebbene, ci sei, adesso. Divertiti, maledetto figlio di puttana. Spero che tu venga accolto come meriti.


Pensiero del giorno: “Dolore, sofferenza, morte, io sento”
(Yoda, “Attack Of The Clones”, 2002)

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