Archive for ottobre 2006

Lo Stato ideale / 2



Nel mio Stato ideale, il codice penale dovrebbe prevedere numerosi reati - che osservo commettere quotidianamente - riguardo ai quali l'attuale vuoto legislativo è scandaloso.
Il progetto di riforma, la cui prima parte è qui, prosegue con la trattazione dei gravissimi delitti di:

Ennesimo calendario da zoccola
(pena: un anno come lap-dancer in un night di periferia, zona industriale, frequentato da camionisti ubriachi e maneschi, con cui devi essere carina. Aggravante: dichiarare che sono foto artistiche, con pena aumentata a dieci anni. Perché va bene essere zoccola, ma prendere per il culo no.)

Uso reiterato del vocabolo “attimino”
(pena: obbligo di esprimersi per un anno esclusivamente mediante citazioni di Pirandello, anche quando ordini un caffè o commenti la partita.)

Scrocco continuativo di sigaretta
(pena: due anni di lavori forzati come addetto alla manutenzione dei distributori automatici della città. Perché esistono, e sono tanti, eh.)

Potentissimo stereo in macchina a scopi esibizionistici
(pena: un anno come responsabile qualità della Pioneer, con l’obbligo di testare i nuovi woofer preamplificati. A tutto volume, in uno sgabuzzino. Alla fine, apparecchio amplifon gratuito per facilitare il reinserimento nella società.)

Richiesta di saltare la fila alla cassa della Coop “perché tanto ho solo due yogurt”
(pena: per due anni, possibilità di fare la spesa solo all’autogrill sulla Milano-Torino, alle otto del lunedì mattina, facendo lo scontrino alla cassa dei caffè. Dopo che l’hanno fatto tutti i clienti presenti.)



Acquisto di un libro di Melissa P.
(pena: lettura del libro di Melissa P. Tutto. Ad alta voce.)



Decorazione di cagnolino con fiocchetti intonati alla borsetta
(pena: un anno di lavori forzati al centro di addestramento dei pitbull da combattimento. Come addetta alla pulizia delle gabbie. Con i pitbull dentro, ovviamente.)



Utilizzo aggressivo del clacson in fila al semaforo
(pena: sei mesi di guida in città, ora di punta, al volante di una macchina dotata di una centralina programmata per farti spegnere il motore due volte consecutive ad ogni partenza. Ai semafori più trafficati, tre volte.)



Vittimismo molesto
(pena: due anni in una comunità di recupero per maniaci depressivi dove tutti sono convinti di stare malissimo, hanno bisogno di ricostruire se stessi, cercano qualcuno che li ascolti, pensano che nessuno li capisca, e se non ci fossi tu non saprebbero come fare.)



Adorazione del suono della propria voce
(pena: un anno di partecipazione quotidiana ad accesissimi dibattiti su temi scottanti, in cui hai davvero ragione da vendere, senza poter avere l’ultima parola. Mai, per legge.)



Pettegolezzo maligno
(pena: due anni di ascolto continuativo,  presso un salone di parrucchiere per signora, di qualunque cosa venga raccontata. Con l’obbligo di verbalizzare per iscritto tutto. Tutto, parola per parola. A mano.)



Perbenismo bigotto ed ipocrita
(pena: tre anni da assistente di scena sul set dei film hard. Come fluffer. Anche se sei maschio. Aggravante: utilizzo e diffusione di luoghi comuni razzisti e denigratori verso gli ambulanti di colore. In questo caso, la pena verrà scontata sul set  della fortunata serie “All Black Gang Bang”, protagonista Abdul “Three Legs” Mutombo.)



Pretesa sistematica di sconti sul prezzo di qualunque cosa o prestazione
(pena: un anno di acquisti obbligati presso un centro commerciale pieno di offerte speciali e svendite. Ma dove a te, e solo perché sei tu, ed in via del tutto eccezionale, e perché si può pure fare uno strappo alle regole ogni tanto, viene applicato il “prendi due, paghi tre”. Con fattura non scaricabile.)



Ammirazione ed invidia esplicite per protagonisti di reality-show
(pena: partecipazione al nuovo programma dal titolo “Worker Survival”. Dieci concorrenti, per sei mesi, vengono prelevati ogni mattina alle cinque da spietati caporali, ed inviati a fare turni di dodici ore consecutive presso cantieri abusivi, fabbriche non a norma per le leggi sulla sicurezza, discariche illegali di rifiuti tossici. Senza equipaggiamento anti-infortunistico. Alla fine, quelli che sono riusciti a non precipitare da un ponteggio, a non finire stritolati sotto una pressa, e a non contrarre serissime patologie croniche, vincono un co.co.pro. di un anno come addetti alla pulizia dei cessi degli studi Mediaset di Cologno Monzese.)



 



Pensiero del giorno: "Ho portato pace, libertà, giustizia e sicurezza nel mio nuovo Impero"
(Anakin Skywalker, "Revenge Of The Sith", 2005)







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Raccontino nero


(sottotitolo: il biondo, lo smilzo, il ciccio)




Il biondo correva. Correva veloce, con l’energia che viene dalla paura. Nel fianco un dolore pulsante, la gamba dei jeans intrisa di sangue. Finchè le fitte non cominciano a togliere il respiro. Meglio fermarsi un attimo, ecco, ormai sono lontano, mi appoggio qui e chiamo qualcuno. Porcocazzo, ma perché non riesco a sbloccare la tastiera, non vedo più tanto bene, ho freddo, dai merda che è facile, invio più asterisco, cazzo cazzo che male, invio più asterisco, gli occhi si chiudono, invio più asterisco, ho come sonno, invio più ast…



Non se l’aspettava, ma non te l'aspetti mai, a pensarci bene. Fino a poco prima, era andato tutto come sempre: le telefonate, ci si vede al baretto, sì la avviso io la Vale, no non serve che prendi la vespa tanto c’è il Giangi con la macchina. C’è da fare, stasera, finire gli striscioni che domani la partita è importante, sistemare le bandiere, organizzare la coreografia con gli altri.
Si era vestito, con più attenzione del solito. Sicuramente, la Vale certe cose le avebbe notate. Borchie a posto, anfibi lucidi, giubbotto verde, maglietta nera nuova. Peccato per quella degli Slayer che si era ingrigita, ma pazienza. Nulla dura in eterno. I capelli, comunque, perfetti. Un centimetro scarso, con basetta abbondante. “Il biondo”, lo avevano sempre chiamato. Ma perché ti rasi così che eri tanto bello, e quei tatuaggi con le croci cosa vogliono dire, mamma basta non scassarmi la minchia. Che figo, aveva pensato guardandosi allo specchio. Mi ti farei, fratello.
Solo che il Giangi e la Vale erano un attimo tardi. E bevi uno, bevi due, aspettando, e lo vedi così chiaramente il muro appena oltre la strada. Bianco, pulito, alto due metri, lungo fino all’infinito. La bomboletta nella tasca interna sembra che dica “cosa cazzo mi hai portato a fare, eh?”, e allora in testa una o due cose da scrivere ti vengono, che poi qui dalla sopraelevata si vede benissimo.
E in un attimo sei lì, attento alla grafia e al tratto, pensando a quanti, nei prossimi giorni, leggeranno cosa ne pensi di quei negri schifosi che stonano così tanto nella tua bella città. Scritta lunga, lettere grandi, niente da discutere. Il concetto è chiaro. Ti senti bene, come chi ha fatto il suo dovere. Mancava giusto il trattino della
a finale, per completare l’opera.
“Lavavetri di merda”.



“Lavavetri di merda”. Gli mancava giusto il trattino della a finale, a quel fascio bastardo, per guadagnarsi la serata. Và che non dicevo mica cazzate, quando insistevo che la zona est della sopraelevata andava controllata spesso. E tutti i compagni a dire no, non ha senso andare in giro a far casino, pensiamo alle iniziative al centro, c’è sempre pericolo che arrivino gli sbirri per lo sgombero.
Ma a questi stronzetti di quartiere bisognerà pure dargli una regolata, dico. Cioè, non è che posso vedere una cosa simile, e far finta di niente. Rasato di merda. Pensa te che passavo per caso, stasera, che dopo c’ho da chiudere un affarone al parco.
Dai tempi delle medie, mi chiamano “lo smilzo”, perché in effetti non ho mai avuto ‘sto gran fisico. L’importante, però, è essere veloci, e non esitare, mica essere grossi. Specialmente se usi la lama e non le mani. Kefiah sulla faccia, vabbè che è buio ma sai mai che ti veda qualcuno, ti avvicini piano, il coglioncello è ancora lì che spruzza. Solo negli ultimi metri uno scatto veloce, e gli arrivi alle spalle. Un gesto rapido, aiutato dalla spinta della corsa, il flash dell’acciaio, ed è fatto il lavoro.
Non grida, cadendo di lato. Un singhiozzo stupito, piuttosto. Poi rotola e si rialza, il respiro veloce e ansimante, e scappa. Urta il muro, quasi inciampa, e corre e corre e corre. Vai, vai, che non ti trattengo mica. Il ricamino di ricordo te l’ho fatto, e voglio proprio vedere se ripassi da queste parti. A cancellare la scritta ci si penserà più avanti. Magari, basta tirare una bella riga su “lavavetri”, e scriverci sopra “fasci”. Scontato, ma va sempre bene.
E adesso una birretta me la sono meritata.



Eccolo lì, che si fa la sua birra. Come sempre. Tra poco, partirà per il giretto serale al parco. Ma lo becchiamo prima, perché lo smilzo stavolta ha proprio rotto i coglioni. Per la solita maria c’è mica problema, che si facesse tranquillo i cazzi suoi, però quando entra in gioco la neve si muovono i piani alti. E vai di autorizzazioni, di carte e dossier e magistrati, e ascoltagli le chiamate, e stagli dietro a turno, finchè non sei sicuro che ce l’ha addosso, così seghi anche lo stronzo che gliela compra.
Ciccio, sei in posizione? Sì, a posto da questo lato. Allora vai tu appena esce, quando vediamo che ti muovi partiamo anche noi. Mi raccomando, niente cazzate.
“Ciccio”. Pure alla radio, durante gli appostamenti. Ma vaffanculo, maresciallo, faccio l’operativo sul campo da anni, e ancora mi chiami così. Da ragazzino ero un po’ abbondante, d’accordo, e i soprannomi ti rimangono appiccicati addosso, però quando lavoro mi sta sulle palle. No, perché poi appena sbagli qualcosa sui rapporti e sui verbali ti fanno un culo così, che sei un pubblico ufficiale e le formalità sono importanti. Nome numero e grado stocazzo, la prossima informativa gliela firmo “Ciccio”, poi vediamo se continua.
Ah, eccolo che va. Forza, chiudiamola in fretta ‘sta storia. Mano sulla spalla, distintivo in vista, pistola fuori ma con la sicura. Documenti, per favore, è solo un controllo.
La spinta arriva all’improvviso, un colpo forte che fa perdere l’equilibrio. Stronzo, che stronzo che sono, mai andare troppo vicino a questi fattoni comunisti, non si sa come reagiscono. E adesso è andato, sta scappando, dove sono i colleghi?
Alt, fermo, sento la voce dell’appuntato, quello giovane, colpo in aria, smilzo ma che cazzo fai con quel coltello, un altro colpo, la puzza di cordite è proprio uguale a quella dei petardi di capodanno. E lui è giù, immobile, e l’appuntato lo fissa con la pistola in mano, e arrivano di corsa gli altri. Che casino, che casino, quanto sangue, lo smilzo non si muove. Non si muove più, ed è colpa mia che non l'ho fermato prima. Questo sarà un casino grosso.
Tanto per cominciare, me lo scordo il permesso. Ho capito maresciallo, mi dispiace. Come minimo, il servizio allo stadio te lo spari tu per tutto il mese, così le domeniche te le fotti. A partire da domani. Ci vai tu a coordinare la celere, in curva con quegli skin di merda. Ma come si fa a farsi coglionare così.
Fanculo, smilzo.



Week-end di sangue, titolava il giornale del lunedì. Tre morti ammazzati in due giorni. Il degrado e la violenza nelle periferie sono fuori controllo, la città deve reagire, conferenza stampa del Questore. Dopo l’ultrà accoltellato sabato sera, spentosi in ospedale, e uno spacciatore pregiudicato ucciso nella notte mentre cercava di sfuggire all’arresto, tragedia allo stadio. La protesta di un gruppo di tifosi della squadra di casa, una frangia di estrema destra, che manifestavano per l’omicidio del loro esponente avvenuto la sera precedente, degenera in violentissimi scontri con le forze dell’ordine. Un carabiniere scelto che coordinava il reparto della celere, colpito durante una carica, rimane a terra. Inutili i tentativi di rianimazione e la disperata corsa in ambulanza. Sarà purtroppo difficile, data la confusione, identificare i responsabili.


Il ragazzo nero, che comunque l'italiano lo leggeva con difficoltà, scosse la testa e appoggiò il giornale per terra, sedendocisi sopra. Non aveva capito proprio bene le notizie della prima pagina, sembrava che fossero successi un pò di casini, ma tanto succedono ogni volta. Tra poco sarebbe stata l'ora di punta, e oggi il semaforo della sopraelevata toccava a lui. Guardò su verso la luce che diventava da gialla a rossa, e si alzò avvicinandosi alla prima macchina. Però quella scritta sul muro, laggiù, gli dava fastidio. Perchè ce la devono sempre avere con noi, pensò, prendendo dal secchio la spazzola per i vetri. Pazienza, và, mettiamoci al lavoro.
Speriamo almeno che oggi non piova.





Pensiero del giorno: “Ho una bella notizia da darvi. La guerra è cominciata.”
(Lord Tyranus, “Attack Of The Clones”, 2002)


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And the winner is...


C'è poco da fare, l'indagine ha prodotto un risultato tanto sorprendente quanto inequivocabile. E va accettato, per grottesco o spiazzante che possa sembrare riflettendoci a mente fredda. Andiamo con ordine.

Come è noto, nel caso in cui un gruppo di maschi stimabile in 6-7 soggetti, di età oscillante intorno ai 35 anni, si trovi a trascorrere la serata sufficientemente lontano dal gruppo di femmine a loro riferibili, e nelle immediate vicinanze di una o più spine di birra, la conversazione avrà un'evoluzione assolutamente scontata. Qualunque sia stato l'argomento di partenza, che spesso è la politica, l'attualità o il lavoro, discusso anche animatamente, e con eloquio notevole per espressività e abilità retoriche, i punti di arrivo, complici diversi litri di gradite bevande, sono inevitabilmente gli stessi.
La figa, o il calcio.
Stranamente, l'una o l'altro, mai entrambi. Come se perfino le limitate capacità intellettive del maschio mediamente sbronzo lo facessero rendere conto, inconsciamente, che si tratta di materie appassionanti ma tra loro inconciliabili, anche a livello teorico. Fin qui, comunque, nulla di nuovo.

Ciò che mi ha dato da pensare è stato l'esito dell'ultimo di questi scambi di opinioni, al quale io e una decina di birre abbiamo partecipato con entusiasmo. Stavolta, la chiusura della serata toccava all'argomento figa (presente, passata e - difficilmente - futura), con tutta l'aneddotica becero-sessuale standard annessa. Colti da trip nostalgico-rievocatorio, si è finiti a cercare di ricordare e identificare l'origine di tutto, il primissimo turbamento, il big-bang degli ormoni, l'elemento scatenante e primigenio di stagioni intere di diligenti pippette, in particolare a livello visivo.

Via via, andando all'indietro nel tempo, sono uscite dai cassetti più polverosi della fantasia erotica autentiche icone della gnocca cinematografica, letteraria e televisiva. Dalla cedevole spallina, e conseguente saluto alle folle del capezzolo destro, di Patsy Kensit a Sanremo, passando per Tinì Cansino e Lory Del Santo (la prima punto di riferimento per le tette, la seconda per il culo) ai tempi del primo "Drive In", senza dimenticare, al cinema, la lodevole disinvoltura delle giovani Edwige Fenech e Gloria Guida. Si è arrivati così all'inizio degli anni '80. Praticamente, poco più che bambini. Come tali, a quei felici e pionieristici tempi, completamente rapiti dalla grande novità dell'epoca: i cartoni giapponesi.
Ed eccola lì. A distanza di 25 anni, emerge trionfante, spazzando via con facilità assoluta robottoni e astronavi, indimenticabile per l'impatto avuto all'epoca, e sorprendentemente intrigante ancora oggi.

FUJIKO MINE.

Fujiko Mine, dalla seconda stagione italiana chiamata Margot Mine, co-protagonista del fortunatissimo cult-anime dedicato alle avventure di Lupin III.
Semplicemente inarrivabile, pazzesca. Passare di botto, televisivamente, da Gatto Silvestro alle tette di Fujiko, così, senza preavviso... son cose che segnano, a quell'età. Considerando poi che la divertentissima serie abbondava di sequenze e immagini maliziose, di cui riporto un esempio (tratto, fra l'altro, da un episodio diretto da Miyazaki, il Kubrick degli anime, per intenderci)
, la conclusione del sondaggio è stata univoca.
Per tutti noi, è stata lei l'inizio.
Con sottile e alcolica ironia, durante il micidiale giro della staffa, è stato insinuato che più di qualcuno "se la farebbe ancora adesso", probabilmente senza rendersi conto dei surreali sottintesi metafisici di una affermazione del genere (parzialmente esplorati solamente in "Chi ha incastrato Roger Rabbit?", ma senza andare nei dettagli).
Il pensiero che mi è rimasto in testa, però, è un altro. Riuscirò ad andare avanti, a portarmi dentro questa consapevolezza? Ci riusciremo, a livello generazionale?
Perchè è dura, eh.
E' dura rendersi conto che l'immaginario erotico di tuo nonno ha avuto come spunto Rita Hayworth, quello di tuo padre Brigitte Bardot, e il tuo un cartone animato.

Pensiero del giorno: "Complimenti, hai fatto il primo passo in un mondo più vasto."
(Obi-Wan Kenobi, "A New Hope", 1977)


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Venti cose belle da sentirsi dire / 2


- ho portato le brioches calde.

- mi presti una tua maglietta? Non ho nient'altro per dormire.

- l'economica è in overbooking, la sistemo in business.

- gradisce un aperitivo, mentre le preparo il tavolo?

- no no, per farti assaggiare questo ti cambio il bicchiere.

- metti via quel portafoglio, non ci pensare nemmeno.

- dai un'occhiata. Secondo te, con questa che è stretta lo metto o no il reggiseno?

- tenga pure l'accappatoio, e ci faccia buona pubblicità.

- nessun problema, è ancora in garanzia.

- sì, sto andando via. Un attimo che la sposto, e può parcheggiare lei.

- nel suo prossimo film Jessica Alba fa una scena lesbo con Rhianna.

- è morto Tiziano Ferro.

- vabbè chiudergli il giornale, a Feltri, ma non ti sembra che abbiano esagerato a metterlo in galera?

- tranquillo, è tutto a posto, mi sono venute stamattina.

- lavo io i piatti.

- hai visto che hanno beccato Calderoli e Borghezio a letto con un trans di colore?

- io e la mia amica ci siamo dimenticate il costume...ti dispiace se facciamo un tuffo lo stesso?

- oddio, ma cosa mi stai facendo fare! Devo essere pazza...

- fuma pure le mie, ho un altro pacchetto.

- che brutta fine che ha fatto Giuliano Ferrara, però. Nessuno si merita una cosa simile.


(le altre venti cose belle da sentirsi dire sono qui)

Pensiero del giorno: "Se non sei con me, sei mio nemico"
(Anakin Skywalker, "Revenge Of The Sith", 2005)

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Dio, che fighe



Hanno un'età pure loro, è vero. Non si sono rifatte le tette, c'è qualche ruga. Ma per un misto di  fascino del personaggio, imprinting ideologico, nonchè  dovuta  e  sacrosanta deferenza intellettuale, trovo che Milena  e Bianca vadano inserite di diritto nella categoria dei sogni ambulanti.
Dio, che fighe.
(E vaffanculo a veline, letterine, pupe e troiette decerebrate in genere.)


Pensiero del giorno: "Il nostro cammino è sempre sottoposto alla costante minaccia della seduzione del male. Perduto è colui che, sopraffatto dall'ira e dalla paura, si rifugia nell'abisso del lato oscuro. Tuttavia, credo che una sana chiavata non rappresenti un pericolo per un Maestro Jedi."
(Luke Skywalker, QUI , 2006)

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Ganja Republic


Beh, a questo punto un Parlamentare della Repubblica su tre mi sta assai più simpatico. Trovo inoltre la Camera dei Deputati molto più rappresentativa del paese reale, il che è sicuramente un bene. E comincio a capire, soprattutto, come ha fatto a venire fuori una finanziaria così.


Pensiero del giorno: "L'ho sempre saputo"
(Leia Organa, "Return Of The Jedi", 1983)

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Up-to-date sarai tu, stronza



Oh, starò invecchiando io, ma non pensavo di dover litigare delle ore con commesse assortite solo per ottenere un paio di jeans normali. Un cazzo di paio di jeans normali. Ovvero: dritti, nè stretti nè larghi, blu, con la vita dell'altezza giusta. Se avessi voluto i pantaloni di pitone rosa, li avrei trovati più facilmente.



Negozio qualunque:
"Posso aiutarla?"
"Sì, signorina, grazie, cercavo un paio di jeans classici."
"Ha già visto qualcosa che le piace?"
"Eh, no, sono tutti troppo originali e accessoriati. Volevo qualcosa di semplice."
"Ah, ho capito. Ecco qua, questi dovrebbero andarle bene. Belli, no?"
(tira fuori ed esibisce con orgoglio un qualcosa pieno di strisce smacchiate, aloni beige, con vita a fil di pisello, cavallo rasoterra, e scritte sospette sul didietro)
"Mmmh... troppo moderni, eccessivi, come dire. Non è che..."
"Eh??? Eccessivi? Se sono un classico, li portano tutti!"
"Sì ma io ho 36 anni, e queste sono cose da adolescenti. Voglio dire che..."
"Ma che c'entra! La moda è moda! Si deve stare al passo coi tempi, no? Bisogna sapersi mantenere giovani, essere up-to-date, il look è fondamentale!"
(brutta troia, questo è un colpo basso. E le anglofonie fescion ficcatele nel culo)
"Bè ma i gusti son gusti, cosa devo dirle, non so, i Levi's 501, tipo, quelli standard, non li avete?"
"Oh no (schifata), non li teniamo più da anni, non vanno. Ma ci ripensi su questi, sono i più semplici, e poi sono in offerta."
"Ah...e quanto verrebbero?"
"Solo...(pausa, sguardo trionfante) 160 euro!!!! Invece che 190!!! Incredibile, no?"
"Arrivederci."



Cristo, alla fine i 501 modello vecchio li ho trovati, però. Negozietto per pensionati, 68 euro. Presi tre, non si sa mai. La prossima settimana dovrò vedere di un paio di scarpe invernali. Spero che le Timberland esistano ancora.



Pensiero del giorno: "Sterminateli subito. Tutti quanti."
(Darth Sidious, "The Phantom Menace", 1999)


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