Archive for febbraio 2008

(don't mess with) Mr. Price


E’ un missile? E’ un aeroplano? No! E’ Mister Prezzi! E sticazzi, aggiungo io, mi si passi il francesismo e soprattutto la discutibile rima. Il nuovo supereroe che solca i cieli d’Italia, monitorando i malvagi speculatori, tra cui spiccano per protervia i dettaglianti di frutta e verdura, ha finalmente un volto: l’altra mattina, con un’intervista a SkyTg24, la sua identità nascosta mi è stata svelata. Antonio Lirosi, già a capo della DGAMTC (che solo i più ingenui credono essere la Direzione Generale per l’Armonizzazione del Mercato e la Tutela dei Consumatori, mentre è ovvio che trattasi di una oscura e misteriosa organizzazione segreta), sarà il nuovo paladino della spesa, il cavaliere del codice a barre, il terrore della zucchina. Faccia piacente, sorriso ironico, abbronzatura da primario. Strano che si sia presentato alle telecamere senza mantello, ma vabbè. Terribile, si dice, è la Sua ira quando si scatena contro i malfattori, mentre – suppongo – Egli premierà i commercianti virtuosi con la leggendaria esclamazione “Ok! Il prezzo è giusto!”, accompagnata dall’omaggio di una foto autografata di Iva Zanicchi, che i fortunati potranno esibire in vetrina.

Al mercato coperto dietro casa mia i banconieri mormorano, il macellaio si acciglia, il panettiere sospira, perfino la fioraia si guarda intorno con sospetto. Eh sì, perché nella succitata intervista, che ho seguito con il fiato sospeso, attendendo notizie e anticipazioni sulle mirabolanti e innovative tecniche che sarebbero state messe in atto per il trionfo della Giustizia, l’Eroe ha rivelato l’incredibile strumento che utilizzerà senza riserve nella sua lotta: un numero verde. Da utilizzarsi quale mezzo di delazione da parte di un esercito di massaie incazzate, per denunciare i broccoli non a norma, le fragole fuori stagione, le melanzane presuntuose. Il bat-segnale può andare a nascondersi, ragazzi. Già ho visto la signora del primo piano acquistare un’agendina nera assai inquietante, aggirandosi poi alla Coop con una strana luce negli occhi, mentre poco più in là il ragioniere dell’amministrazione condominiale sibilava a una confezione di quattro salti in padella, da sei euro, “ora le pagherete tutte, bastardi”.

Lo confesso, il numero me lo sono appuntato anch’io: non vedo l’ora di affrontare il pescivendolo che la settimana scorsa mi ha proposto un branzino e contemporaneamente le carte per il mutuo. Guardandolo fisso, estraendo lentamente il cellulare, e godendomi il suo terrore mentre si getta in ginocchio e grida “Noooooooo! Lui no, la prego, Lui no! Tenga, prenda i calamari freschi, glieli faccio in sconto, e le regalo le seppioline! Non mi rovini, ho famiglia!”.
E mentre tornerò a casa con la spesa, rivolgerò un silenzioso sguardo di gratitudine al cielo, dove potrò intravedere, in lontananza, il nostro Protettore che sfreccia tra le nubi, sempre più in alto.

Pensiero del giorno: “Beh, sarà un gioco da ragazzi”
(Obi-Wan Kenobi, “Revenge Of The Sith”, 2005)

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Fashion revenge

Ebbene, ci siamo. Ce l’ho fatta. Due decenni secchi di immobilismo assoluto in fatto di moda e abbigliamento hanno dato i loro frutti. Mi sono lasciato passare accanto con altezzosa indifferenza il grande seventies revival, con zampe di elefante, sneaker da pallavolo e camicie del nonno annesse. Per tacere dei raccapriccianti maglioncini stretti, a losanghe verdi e viola su sfondo marrone. Strano che non si siano viste in vendita le P38 finte, da abbinare all’eskimo di Dolce&Gabbana. Così come, più recentemente, ho osservato con nobile disgusto le vite basse, i boxer firmati e le t-shirt aderenti. Per quanto riguarda le scarpe sportive simil-calcio, o le infradito, o le canotte a coste, che la Forza abbia pietà delle anime di coloro che hanno osato. E che talvolta – ma qui siamo in provincia, eh – ancora osano.



Senza nemmeno rendermene conto, emergo trionfante. Con il mio look all’ultimo grido ottenuto semplicemente vestendomi nello stesso identico modo dal 1988 a oggi. E che mi distingue dai patetici parvenu ventenni dell’ultima ora, affollati nei localini-fichi, ridicoli e goffi nel loro tentativo di riproporre una tendenza che può essere capita solo da chi ha visto Gerry Scotti magro e con i capelli lunghi. Ragazzini, le Timberland bisogna viverle, non solo indossarle. Come i 501, e i Moncler. Tsk. Ed è inutile che mi chiediate dove ho preso le mie: sono belle perché hanno dieci anni, ed erano pure in offerta, visto che non le comprava nessuno. E no, questo modello di piumino non lo fanno più.
Però io ce l’ho.
Ahahahahahahahah.
Rompimi i coglioni adesso, commessa del cazzo.


Pensiero del giorno: “Gioisci per coloro che intorno a te si trasformano”
(Yoda, “Revenge Of The Sith”, 2005)

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