In questi giorni di incertezza istituzionale, ma soprattutto di mia inclinazione al cazzeggio, ritengo sia il momento di proporre la quinta parte del progetto di riforma del codice penale (i capitoli precedenti sono qui: 1 2 3 4 ) che tanto plauso bipartisan ha ottenuto finora. Andiamo così a trattare dei reati di:
(pena: un anno di confino presso una tribù di Inuit. Dove anche solo per chiedere da mangiare è obbligatorio l’uso corretto del loro dialetto: il Quawiaraq, lingua detta agglutinante-polisintetica a causa dei circa settecento suffissi di cui è dotata, e nella quale “tusaatsiarunnanngittualuujunga” significa “non mi sento tanto bene”, ma se si invertono una “a” ed una “u” significa “ho visto tua madre spompinare un tricheco”. Poi vediamo se hai ancora voglia di affermare che “le invalid action nei form e le open tag compromettono lo strict xhtml, lo sanno tutti” facendo sentire cretino chi ti ascolta.)
(pena: trasferimento di un anno in un ufficio nella zona più cara di Tokyo, ma senza aumenti di stipendio. Lì un caffè costa proprio 50 euro, e se non lo offri tu almeno una volta al giorno i colleghi giapponesi ti mobbizzano selvaggiamente con scherzi atroci, come nasconderti pezzi di sushi marcio nella stampante o sostituirti le presentazioni in power point, prima delle riunioni importanti, con animazioni hentai del genere alien-porn, in cui numerose adolescenti vestite da scolarette vengono violentate da polipi marziani, e bizzarramente alla fin fine apprezzano.)
(reato tipico di P.R. e gestori di locali. Pena: due anni di lavoro, turno di notte, presso il peggiore degli oramai proverbiali “peggiori bar di Caracas”. Frequentato quasi esclusivamente dalla manovalanza di mafiosi e narcotrafficanti del luogo. Dove se solo ti azzardi a guardare negli occhi, per più di un terzo di secondo, uno che non è tuo fratello, ti trovano il giorno dopo in un vicolo. Impiccato con le tue budella.)
(reato tipico dei maschi alla guida. Pena: partecipazione a una caccia al tesoro organizzata nel deserto della Mauritania, in cui sei il solo concorrente. Scopo del gioco: raggiungere, attraverso 80 chilometri di dune identiche, e orientandosi con un sestante medioevale, l’unica oasi dotata di acqua potabile. Per sfamarti lungo il cammino, e incoraggiarti a fare in fretta, verrai fornito di due ottime pizze alle acciughe e gorgonzola. Così capisci quanto è divertente perdersi.)
(pena: visione obbligatoria di ogni singola proiezione al festival del cinema ermetico russo, comprendente capolavori quali “Sotto il tavolo”, 1952, b/n, 312 minuti, che esplora la condizione del minatore attraverso inquadrature degli stivali da lavoro, e “Avvicinarsi a una parete” nella versione director’s cut, 1957, b/n, quest’ultimo più breve, cioè 250 minuti, ma famoso per essere costituito da un unico piano sequenza in lenta zoomata. Per evitare che ti addormenti, starai seduto in mezzo tra Paolo Mereghetti e Morando Morandini, i quali saranno strafatti di coca e a intervalli di tre minuti ti sveglieranno a gomitate per poi evidenziarti le sottili metafore e gli audaci simbolismi che potessero esserti sfuggiti.)
Pensiero del giorno: “Credete veramente che sia saggio, in tempi di così grande tensione?”
(Bail Organa, “Attack Of The Clones”, 2002)