Archive for febbraio 2009

Flatmate


Nell’immagine di lato potete ammirare il mio compagno di appartamento. Sta con me da un anno. Era un cucciolo, adesso è un giovanotto, diciamo che a occhio e croce ha appena finito l’adolescenza. E’ un casinista micidiale. Ed è uno degli esseri più simpatici, vivaci ed entusiasti della vita che abbia mai visto. Sotto questo aspetto, c’è veramente molto da imparare. Affrontare qualunque cosa o situazione con una gioia totale e un ottimismo incrollabile non è semplice, nemmeno a livello teorico. Vederlo fare davvero, quotidianamente, colpisce e fa riflettere. Gli piace tutto: la gente, gli altri cani, pisciare in giro, andare in macchina, i gatti, i piccioni, mangiare biscotti, correre, dormire, svegliarsi, grattarsi, annusare schifezze, e altre diecimila cose circa. Scodinzola sempre. Lecca la faccia (o il muso) a chiunque (persona o animale) glielo permette – o si distrae un attimo mentre è a tiro.

Piove, si sta a casa svaccati sul divano? Figata!
C’è il sole, andiamo al mare? Evviva!
Giochiamo con la pallina? E’ la mia cosa preferita!
Arriva la pizza? Grande, posso abbaiare al campanello!
Cuciniamo? Uau, cade sempre per terra qualcosa di goloso!
Andiamo a nanna? Siii, adoro la mia cuccia!
Ci alziamo? Che bello, è di nuovo mattina!
Si fa colazione? Cazzo, ma tu mi leggi nel pensiero!

E avanti così, giorno dopo giorno. Pian piano, ti accorgi dell’enorme regalo, disinteressato, che ti viene fatto da otto chili scarsi di bestiolina. Per la quale chi tu sia non ha la minima importanza. Ti adora comunque. Soprattutto, ti insegna a “godere delle piccole cose”: che è un luogo comune abusato, certo, ma nel momento in cui qualcuno si ribalta dalla felicità, in senso letterale, perché gli hai dato un legnetto da mordere, il concetto assume una connotazione molto tangibile. A livello generale, noi bipedi usciamo piuttosto male da un confronto in termini di capacità di donare affetto e fiducia incondizionati.

Quest’anno, per la prima volta, la mia beneficenza natalizia ha cambiato indirizzo. Ho pochi soldi, ma 100 euro ogni volta li davo, tra associazioni, fondi per la ricerca, cose così. Stavolta, sono andato al canile municipale, e li ho trasformati in crocchette. Che gli uomini si fottano, per quanto mi riguarda.

Pensiero del giorno: “Niente male, per una palletta di pelo”
(Han Solo, “Return Of The Jedi”, 1983)

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Balkan Town rules


E’ gente sui quarant’anni e oltre, per lo più. Gente dura, che ne ha viste di tutti i colori. Ce ne sono anche di giovani e giovanissimi, ma finita la giornata di lavoro difficilmente si fermano in zona. Il quartiere dove vivo – rione, come dicono qui – è stato soprannominato, recentemente, “balkan town”, per la presenza di una numerosa comunità serba. Muratori, impiantisti, piastrellisti, idraulici. Bravissimi, dicono. Si riuniscono all’alba in piazza, passano i caporali con i furgoni, e via in giro per i cantieri edili di mezza Trieste. Col tempo molti si sono stabiliti qui definitivamente, le condizioni di lavoro sono anche migliorate, spesso si mettono in regola, e in proprio. L’abitudine di ritrovarsi nei soliti bar resiste. Qualche volta eccedono, come dire, con la piva e la rakija, e ci scappa la scazzottata. Sempre fra di loro, e di cose gravi – o che coinvolgessero altri – non ne sono mai successe.

Ne conosco alcuni, perché passo regolarmente nei dintorni di questi locali, e quando alle due di mattina vieni apostrofato da un armadio urlante, allegrissimo, espansivo e ubriaco come un unno, che ti offre una birra da mezzo, non puoi dire di no. Così, fermati una volta, fermati un’altra, un po’ entri in confidenza. Parlano tutti un italiano irresistibile, identico a quello di Vujadin Boškov (eroe nazionale) e non mi dispiace per niente fare quattro chiacchiere ogni tanto. Motivo di vanto personale, poi, è stato il conquistarmi sul campo una solida fama di robusto bevitore, nonché esperto di calcio. Mica poco, eh. Quasi sempre, passato un certo orario, le serrande dei bar calano per tre quarti, e dentro si fuma liberamente. Tanto. Con una predilezione per sigarette che farebbero indietreggiare un diavolo dell’inferno. Una volta ho commesso l’errore di tirare fuori le mie diana blu, e mi hanno chiesto se ero ammalato, perché robetta simile si fuma in ospedale, al limite.

L’altra sera avevo appena finito di raccontare di una vecchia intervista a Siniša Mihajlović (nella quale il famoso specialista dei calci piazzati affermò: “Quando giocavo in Crvena Zvezda, e arbitro fischiava punizione, gente su spalti già si abbracciava”), ottenendo risate, pacche sulle spalle, un doppio Slivovitz e un accenno di coro ultras.
Dragoslav, omone di solito assai taciturno, di cui sapevo che era stato, in prima linea, in Bosnia, e che era uno a cui stare veramente attenti, leggeva il giornale in disparte. Non mi aveva mai parlato direttamente. Quella volta mi guarda, e mi dice: “Ho letto che fascisti gira in città. Denunciano stranieri. Tu hai visto loro?”
“No”, ho azzardato io, “ma penso che sia una situazione di merda”.
“Io anche non ho visto loro. Meglio che non vedo. Perché se vedo, so cosa io faccio”.

Io non lo so, cosa sarebbe capace di fare un ex criminale di guerra serbo grosso e incazzato. Ma sarebbe interessante se qualche bulletto locale lo scoprisse.

Pensiero del giorno: “Sono buoni lavoratori, e ti serviranno bene”
(Luke Skywalker, “Return Of The Jedi”, 1983)

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Nightmare after Christmas


“Un corpo di 100 volontari, tutti cittadini italiani, esperti di arti marziali o ex appartenenti a forze armate o corpi di polizia. [...] Intitolato a Ettore Muti.”

“Derattizzare dai rom alcuni bar della periferia”

“In tenuta militare dalla testa ai piedi”

“Siamo di sana, robusta e padana costituzione”

“In questa città ci vogliono ordine e disciplina”

“Il controllo del territorio è anche un atto di identità politica”

Giuro, non mi sono inventato niente. E’ cronaca della piccola città in cui vivo. Fonti: Il Piccolo, Panorama. Il rispetto dovuto a dei roditori che non fanno nulla di male mi impedisce di definirli topi di fogna. Si accettano suggerimenti.

Pensiero del giorno: “Voglio che questo fango essiccato non mi compaia mai più davanti”
(Darth Sidious, “The Phantom Menace”, 1999)

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C'mon, punk


Interessante. Soprattutto sbirri in pensione, quindi. Oppure sbirri divenuti ex per qualunque motivo, dimissioni per essere stati coinvolti in qualche casino poco chiaro comprese, immagino. Ah bene. Una delle cose che accomuna tutti coloro che hanno fatto parte delle forze dell’ordine è avere il porto d’armi, per chi non lo sapesse. E mi vogliono far credere che questi allegri Callahan de’ noantri resisteranno, senza eccezioni, dal primo all’ultimo, alla tentazione di infilarsi la beretta sotto il giubbotto? Con discrezione, oh, senza farsi vedere.  Ma sai mai che può capitare, là fuori, eccazzo, la pistola ce l’ho per cosa? Stiamo parlando di gente convinta e testa di minchia a sufficienza per avere la tessera della lega, oltre alla voglia di fare lo sceriffo notturno.

E aspetto proprio di vedere quello che succederà, quando dopo aver frantumato i coglioni a qualche barbone e a qualche clandestino che vende accendini, troveranno quello del formaggio. Perché the man of the cheese lo incontrano tutti, prima o poi. Non so, magari uno che sembra un vagabondo, e invece è uno spacciatore armato e poco incline a farsi rompere il cazzo da quattro imbecilli con le pettorine gialle. Che non agiscono secondo le rigorose procedure di sicurezza per se stessi e per gli altri seguite da quelli che hanno le divise vere. Uh-uh, non vedo l’ora.

Pensiero del giorno: “Beh, questo vuol dire meno discussioni e più azione”
(Anakin Skywalker, “Revenge Of The Sith”, 2005)

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Dead Or Alive (you spin me right round, baby)


Eddunque, tanto per cominciare: di cosa si è strepitato recentemente? Ma certo, lo so, era una domanda retorica. La povera disgraziata seppellita qualche giorno fa a Paluzza, da queste parti. Finito da un po’ l’orgasmo opinionistico globale, finalmente i pesciolini si sono dati una calmata. Beh, francamente, il fatto che la sera in cui lo psicodramma etico-morale-politico-religioso è giunto al capolinea, il grande fratello abbia fatto il boom di ascolti, è stato uno dei pochi momenti nei quali ho percepito una certa affinità con la maggioranza degli idioti che coabitano con me in questo paese. Perché non me ne fregava un cazzo. Avrebbe dovuto? Una notte qualunque, nel ’92, una ragazza qualunque si schianta in macchina, alle tre e mezza, tornando da una festa. E come succede a una marea di giovani imbecilli ogni sabato sera, ci rimane secca. Anzi no, non proprio, la annaffiano come un ficus per un po’ di anni, ma alla fine – per lei - è lo stesso. Il resto è stato un baraccone inguardabile e indigeribile, da qualunque punto di vista.

Tanto casino, per cosa? Ho qualche amico – medici, infermieri - che lavora al pronto soccorso, e ne raccolgono col cucchiaino parecchi al mese solo qui: altrochè “staccare la spina”, o il sondino, o quello che è, alla maggior parte dei “codici rossi” che si ritrovano in determinate condizioni la spina non la attaccano nemmeno. Dopo essersi consultati, in privato e in forma ufficiosa, con le famiglie (ma non sempre). E sono cose che si sanno, eccome. Stesso discorso per molti malati terminali. Vicenda banale e comunissima nella sua tristezza, quindi. Ma per una serie di circostanze, principalmente un vuoto normativo di cui tutti si sono accorti solo adesso (pensa un po’, eh?), ne è nata una delle peggiori esibizioni nazionali di arretratezza culturale e sciacallaggio mediatico che abbia mai visto. Utile solo alle parti in causa, e ai loro interessi. La legge sul testamento biologico pare che sarà la solita merdata, hai capito la novità. A parte questo? Dovevo commuovermi per qualcosa? Indignarmi? Ma chi cazzo se ne frega, davvero.

Pensiero del giorno: “Fermati. Fallo ora, torna indietro”
(Padmé Amidala, “Revenge Of The Sith”, 2005)

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Behind the Glass



Devo dire che scivolare beatamente verso il menefreghismo più nichilista è una goduria della mente. Lo scoglio iniziale da superare è duretto, in effetti: l’incazzo cosmico tende a essere una reazione praticamente involontaria, automatica e inevitabile come un colpo di tosse. Sarà che la sovraesposizione desensibilizza. Sarà che la scala dei valori morali, nel momento in cui perde i gradini e gli appigli per trasformarsi in un ascensore che precipita verso un abisso di schifo, si svuota di ogni significato. Non lo so. Ma senza quasi accorgermene, ci sono comunque riuscito: impermeabile e indifferente, assisto alla realtà con la disinvoltura inattaccabile di un biologo che osserva un acquario. Mi informo, certo, seguo la cronaca e la politica, esprimo giudizi, ma il distacco è tale da impedire qualunque interazione emotiva. Voglio dire: se il pesce palla fa lo stronzo col pesce pilota, litigano, e nel frattempo il pesce siluro glielo mette in culo a entrambi, registro l’avvenimento, penso che palla e pilota siano dei coglioni, palla un po’ di più, che siluro sia un bastardo, però furbo, e punto. Coinvolgimento e interesse più o meno pari a quelli provati per i risultati del campionato Apertura, ossia primo posto a pari punti per tre squadre – San Lorenzo, Boca Juniors e la sorpresa Tigre – con conseguente spareggio triplo, e disastro per il River Plate, ultimo, privo del “Niño Maravilla” Alexis Sanchez passato all’Udinese.

Blindato in un guscio psicologico di questo tipo, posso quindi permettermi di commentare ciò che avviene nel puzzolente vascone chiamato italia, senza farmi per questo venire travasi di bile o sacrosanta voglia di molotov. Da dietro il vetro, diciamo. E per dare una bottarella 2.0 a queste pagine, inauguro il tag “behind the glass”.

Mettere il primo tag – uno solo – ad alcuni post di un blog, nel 2009, definisce piuttosto bene quanta voglia di stare al passo con questi tempi di merda io abbia, credo. A presto.

Pensiero del giorno:
“Non sono molto bravo a raccontare le storie”
(C-3 PO, “A New Hope”, 1977)

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Return To Castle Wolfenstein


Che io sia un tipo che non scrive proprio spesso, e regolarmente, chiunque inciampi in questo blogguccio lo sa benissimo. Semplicemente, oltre al rispettare la somma regola che prevede, nel caso non si abbia nulla di interessante da dire, di stare zitti piuttosto che sparare stronzate inutili (nota: ricordarsi di proporre un comitato al riguardo a Ossimorosa), capitano dei periodi in cui ci si sente talmente sopraffatti dalla merda che piove ovunque da non avere la minima voglia di esprimersi. Una sensazione simile a quando, giocando a Return To Castle Wolfenstein (ah, le gioie del retrogaming), ti trovi corto di munizioni, circondato da una cinquantina di nazisti il più sfigato dei quali è uno zombie ninja armato di lanciarazzi. Di solito, in questi casi scelgo la dignità, e mi distendo sulla mia ultima granata dopo averla innescata, nella speranza di portarne con me il più possibile.


Certo che peggio di così ‘sto 2009 del cazzo non poteva iniziare. Una mattanza di civili, così, giusto come antipasto. E poi il delirio nostrano, tra leggi razziste, follie ideologiche, sciacallaggio politico perfino sulla morte. Ah già, e qualche stupro di gruppo qua e là, tanto per fare da condimento. I mostri sono usciti dal computer, dove bene o male, usando con giudizio il fucile da cecchino, erano gestibili senza troppi danni. Vista l’inutilità – autoterapia a parte – del mettersi a vomitare insulti, per esempio, sul nano che con la Costituzione ci si pulisce il culo, e su tutti quelli che sono d’accordo con lui, preferisco lasciar perdere. Mi ritiro nella mia stessa desolazione, in compagnia virtuale dei ben più rassicuranti Ubersoldier del Terzo Reich, e mi godo almeno la soddisfazione di un headshot ben riuscito.

Mi domando, a volte, come verrà ricordato questo periodo. Immagino, fra vent’anni, qualcuno che mi chiede, visto che c’ero, come straminchia abbiano potuto succedere cose simili. Credo che gli risponderò che non c’era nulla da fare. O, nel mio caso, non ce n’era la voglia. Di un paese completamente andato a puttane, i cui cittadini sostengono compatti personaggi che fanno letteralmente ribrezzo, ho scelto di sbattermene. Mal che vada, la Slovenia è dietro l’angolo. Le birre sono ottime, e anche il PIL non è niente male.

Pensiero del giorno: “Ho visto migliaia di soldati attaccare il tempio dei Jedi”
(Bail Organa, “Revenge Of The Sith”, 2005)

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