Return To Castle Wolfenstein


Che io sia un tipo che non scrive proprio spesso, e regolarmente, chiunque inciampi in questo blogguccio lo sa benissimo. Semplicemente, oltre al rispettare la somma regola che prevede, nel caso non si abbia nulla di interessante da dire, di stare zitti piuttosto che sparare stronzate inutili (nota: ricordarsi di proporre un comitato al riguardo a Ossimorosa), capitano dei periodi in cui ci si sente talmente sopraffatti dalla merda che piove ovunque da non avere la minima voglia di esprimersi. Una sensazione simile a quando, giocando a Return To Castle Wolfenstein (ah, le gioie del retrogaming), ti trovi corto di munizioni, circondato da una cinquantina di nazisti il più sfigato dei quali è uno zombie ninja armato di lanciarazzi. Di solito, in questi casi scelgo la dignità, e mi distendo sulla mia ultima granata dopo averla innescata, nella speranza di portarne con me il più possibile.


Certo che peggio di così ‘sto 2009 del cazzo non poteva iniziare. Una mattanza di civili, così, giusto come antipasto. E poi il delirio nostrano, tra leggi razziste, follie ideologiche, sciacallaggio politico perfino sulla morte. Ah già, e qualche stupro di gruppo qua e là, tanto per fare da condimento. I mostri sono usciti dal computer, dove bene o male, usando con giudizio il fucile da cecchino, erano gestibili senza troppi danni. Vista l’inutilità – autoterapia a parte – del mettersi a vomitare insulti, per esempio, sul nano che con la Costituzione ci si pulisce il culo, e su tutti quelli che sono d’accordo con lui, preferisco lasciar perdere. Mi ritiro nella mia stessa desolazione, in compagnia virtuale dei ben più rassicuranti Ubersoldier del Terzo Reich, e mi godo almeno la soddisfazione di un headshot ben riuscito.

Mi domando, a volte, come verrà ricordato questo periodo. Immagino, fra vent’anni, qualcuno che mi chiede, visto che c’ero, come straminchia abbiano potuto succedere cose simili. Credo che gli risponderò che non c’era nulla da fare. O, nel mio caso, non ce n’era la voglia. Di un paese completamente andato a puttane, i cui cittadini sostengono compatti personaggi che fanno letteralmente ribrezzo, ho scelto di sbattermene. Mal che vada, la Slovenia è dietro l’angolo. Le birre sono ottime, e anche il PIL non è niente male.

Pensiero del giorno: “Ho visto migliaia di soldati attaccare il tempio dei Jedi”
(Bail Organa, “Revenge Of The Sith”, 2005)

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11 Responses to Return To Castle Wolfenstein

  1. theobserver says:

    come ti capisco...solo che, una volta toccato il fondo, bisogna risalire...o almeno provarci. Lo so che è una follia, ma piuttosto che marcire tra i propri escrementi!

  2. anonimo says:

    Che sorpresa apro qui e c'è un nuovo post!

    Pieno di amarezza e rassegnazione, anche per me in questo momento è così...E' solo che non sempre riesco a stare zitta...

    Sara

  3. settantasette says:

    @theobserver: hai ragione. Il problema è che non sono affatto sicuro che, per come la pansa la maggioranza delle teste di cazzo chiamate Italiani, si sia toccato il fondo. Anzi, pare che gli vada benissimo così.


    @Sara: davvero, prova a fare come me: sbattitene. Funziona, e fa bene al sistema nervoso ;)

  4. anonimo says:

    In slovenia c'è il MetalCamp, ottimo festival heavy metal di una settimana.

    Si, può fare seventy. Nel caso aggiungi un posto al banco per le birre.


    Ema

  5. mucchiodossa says:

    vengo pure io!

  6. settantasette says:

    @Ema, mucchiodossa: Lasko e Union alla spina. Tra le migliori d'Europa, ragazzi.

  7. anonimo says:

    Questa della Slovenia te l'ho già sentita dire - e quindi vuol dire che è un bel po' che ti leggo - ma credo si rivelerebbe una chimera, ho paura...

    Se vuoi liberarti da ciò che ti tormenta, non serve che tu sia altrove ma che tu sia un altro. Non lo dico io ma Seneca e trovo che abbia ragione.

    Per cui, propendo per la strada che hai scelto e. a questo proposito, ti consiglieri la lettura - posto che tu sia scevro da fuorvianti quanto secondo me superficiali condizionamenti ideologici sull'autore - di un agile libercolo intitolato Eumeswil.

    Tuo malgrado forse, ti ci potresti riconoscere.

    Tra Lasko e Union, Lasko, sine ullo dubio.

    La Karlovacko ancora meglio, ma è per intenditori di queste zone...

    vicina-di-casa

  8. settantasette says:

    @vicina-di-casa: non solo sono assolutamente scevro di pregiudizi ideologici, ma, dopo breve googlata, decisamente incuriosito: leggerò con piacere.


    PS non mi sottovalutare la Union: bevuta alla spina è molto diversa da quella cosiddetta "esportazione" che trovi al di qua del fu confine. Con un vago retrogusto alla mela verde assai gradevole. Concordo, comunque, sulla Karlovacko - che qui non trovo proprio, tra l'altro.

  9. anonimo says:

    Per la Karlovacko, toccherà apsettare le gite fuori porta al mare in Istria, allora... non credo che manchi molto, tutto sommato: il mio stagionale raffreddore allergico è già sulla porta di casa e questo di solito significa che il tempo di menta è allo sprint finale..

    Leggiti la posta.

  10. Ossimorosa says:

    Volevo dire un po' di cose ma mi sono lasciata distrarra da una sla parola: Karlovacko.

    Mi manca un poco

  11. settantasette says:

    Eh, la birra è argomento coinvolgente. Me ne compiaccio assai.

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