On The Road Again - 3 (Dead Man Walking)


Capitoli precedenti: 1 - 2
Tra le cose che si dimenticano – o più probabilmente si rimuovono - dei meccanismi di interazione tra maschio e femmina, dopo tanta confortante monogamia, la principale è il fenomeno conosciuto come “frattura spazio-temporale circoscritta”. Ovvero, quella inarrestabile forza metafisica che trasporta anche la più nazista, precisa e incazzata delle Fräu Blucher, non appena si passa dalla fase “urban professional” a quella “girl's night out”, in una bolla personalizzata sospesa al di fuori del continuum cronotopico in cui si muove il resto dell'universo circostante, bolla nella quale l'affermazione di un orario (per esempio, “facciamo alle 9!”) perde la sua precisa connotazione originale (il minuto successivo alle 8.59 e precedente alle 9.01), allargandosi fino a comprendere l'intero segmento definito dalla cifra iniziale (se lo smartphone dice 9.53, sono comunque ancora le 9. La donzella standard non comincia a sentirsi in ritardo finchè non scattano le 10).
La ragazza che sto aspettando è una vecchia amica, molto carina, molto per bene, che si è laureata qualche anno fa, e alla quale so di essere sempre un po' piaciuto, convinzione rafforzata di tanto in tanto da estemporanei episodi di petting spensierato e fugace, nulla di significativo, ma insomma, anche i campioni che rientrano dopo lunga inattività di solito ricominciano con un'amichevole contro squadre non troppo tenaci, mica vanno direttamente in campo nella finale di champions. Confortato da queste riflessioni, nella certezza di apprestarmi a disputare un buon match, e con discrete speranze di muovere la classifica marcatori, non mi accorgo di aver finito l'avanacola. Soprattutto, non mi accorgo di aver risposto d'istinto, annuendo, al cenno d'intesa della barista, che prontamente me ne recapita un'altro. Grosso errore numero cinque. Mentre porto alle labbra il bicchiere, stacco un attimo il gomito dal bancone, e barcollo. Mi giunge, ovattato, il BIP BIP di un messaggio.
Ehi, sto uscendo adesso, arrivo!”
Sono le 9 e 25, niente di grave, anzi è da considerare come notevole cortesia l'avvisare chi ti attende, se non fosse che nelle fluttuazioni lessico-temporali della già descritta bolla relativistica femminile “sto uscendo adesso, arrivo!” significa “sto finendo di asciugarmi i capelli, poi dovrò scegliere cosa mettermi, truccarmi, poi cambierò idea sui vestiti, poi sulle scarpe, poi cercherò fra le mie 30 borsette l'unica, giuro l'unica, che è ok con la cintura, ma non so se qui ci va bene la cintura, meglio chiamare in videoconferenza skype sei-sette amiche fidate e votare per alzata di mano come i grillini, comunque arrivo, eh!”.
Ovviamente, perso nella dissociazione dei processi cognitivi indotta dal THC, nulla di tutto questo ragionamento oltrepassa l'anticamera del mio lobo frontale, e mi limito a sorridere con aria ebete al display del cellulare, per poi guardarmi intorno – prima volta dal mio arrivo – con sguardo che passa dalla fissità tipica dell'ottuso al vitreo dell'ubriaco. Vedo parecchi studenti universitari, minimo dieci anni meno di me, abbigliati secondo l'imperante stile radical-chic-rapper-noglobal-techno-dandy-bauhaus, cioè figli di papà strabenestanti che fuck the system, certo, ma con l'i-phone da quattrocento euro, più piercing che voti sul libretto, eskimo in microfibra e kefiah di Prada. Li trovo paternalisticamente simpatici, chiaro segnale che sono davvero strafatto e sbronzo come un cosacco. Due ragazze mi osservano con aria divertita. Per darmi un tono, accendo un'altra sigaretta. Al secondo tiro, mi accorgo con raccapriccio che non è una diana blu. Grosso errore numero sei. Intorno a me si diffonde un ottimo profumo di canapa indiana ben stagionata, ed esattamente nel momento in cui penso “cazzo sto in mezzo alla gente, dove la spengo”, arriva lei. Carina e per bene come non mai.
Sono le 9 e tre quarti, non mi reggo in piedi, l'orrenda sensazione che qualunque cosa dica suonerà come un delirio incomprensibile è fortissima, e ho un missile modello Cape Canaveral acceso in mano. Lei è splendida, e sembra felice di vedermi.
Sarà una lunga serata.
(3 – continua... )
Pensiero del giorno: “Spero tanto che non faccia delle sciocchezze”
(Obi-Wan Kenobi, “Attack Of The Clones”, 2002)

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2 Responses to On The Road Again - 3 (Dead Man Walking)

  1. Anonimo says:

    Seventy!!
    veloce con la 4 parte! Su...non vorrai farmela leggere nel 2016. Con i tuoi tempi, non si sa mai :mrgreen:

    Emanuele

  2. Roger, Ema.
    Siamo quasi alla fine :)

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