On The Road Again - 4 (Inception)



Capitoli precedenti: 1 - 2 - 3

Mi sveglio.
Eseguo un BIOS del sistema operativo, che mi segnala immediatamente “system error”.
Localizzo due gravi problemi all'hardware: stomaco sottosopra, e cerchio alla testa di tipo evangelico, ovvero corona di spine pulsante e strettissima. La prudenza mi consiglia di aspettare prima di aprire gli occhi, perchè da come mi sento potrei anche essere disteso in un campo di battaglia, dove crudelissimi nemici si aggirano tirando un colpo alla nuca ai feriti, e l'unica speranza di uscirne è fingere di essere morti. In queste condizioni, trovo facile interpretare un cadavere, e sono sicuro di averne pure l'aspetto. Penso, immobile, e cerco di ricostruire i ricordi, a partire dai più distinti e lontani per arrivare ai più nebulosi e recenti. Il tutto mi appare come un film assemblato da un montatore schizofrenico, la cinepresa sono i miei occhi.

Dissolvenza in entrata.
Primo piano lievemente sfocato di un gran bel paio di tette, strizzate in una scollatura audace ma non troppo, tipica delle brave ragazze ma non troppo. Le riconosco, e gli sorrido. Voce fuori campo.
Certo che te sei proprio fuori, eh”
L'inquadratura si alza, e nell'ordine appaiono due bicchieroni da cocktail vuoti, un'aggraziata mano femminile che tiene tra le dita una canna quasi finita, e infine il viso di lei, che tirando l'ultima boccata continua:
Cioè, io non sono mica abituata a cominciare le serate facendomi, voglio dire, dopo questa bomba mi basteranno ancora un paio di cose da bere e non capirò più un cazzo, ahahahahah, anzi mi sento già la testa leggera, ihihihihih, me ne ordini un altro che è così buono?”
Dissolvenza in nero.

Luci stroboscopiche.
Musica techno.
Non so perchè, ma sento che è tardissimo. 
Un paio di tette che non riconosco. Decisamente, non tette da brava ragazza.
Gli sorrido comunque.
Trucco dozzinale, abbronzatura finta, riccioloni biondi che sanno di parrucca lontano un miglio, abito lucido aderentissimo. Scommetterei su un paio di zeppe clamorose tipo viado brasiliano, ma non le vedo perchè, fortunatamente, ci separa il banco di un locale. Il che, realizzo con terrore, significa che questa è una barista, e io sto ancora bevendo. Vivo il tutto come un incubo psichedelico, mi giro, e vedo pali da lap-dance, diligentemente strofinati con numerose e poco vestite parti anatomiche da ballerine che non credo siano qui perchè respinte alle selezioni del Bolshoi. Ma sono russe comunque.
Non tutte.
Guardo di nuovo.
Non ci credo.
Gli errori numero 1,2,3,4,5 e 6 presentano il conto tutti insieme.
Il palo centrale, quello con pedana alta, è circondato da sei-sette individui di mezza età, piuttosto corpulenti, camicie aperte e catenacci d'oro che sbucano dal pelo, e occhi tipo prete pedofilo in crisi d'astinenza da chierichetti. Occhi fissi su un culo che invece, con una sensazione di freddo che parte dalla nuca fino a ghiacciarmi i coglioni, riconosco immediatamente.
Lei si struscia il palo tra le gambe, il vestitino è salito di spanne oltre il livello di guardia, butta la testa all'indietro scuotendo i capelli, e ride. Io rimango immobile, come un imbecille, mentre mi tornano alla memoria vaghi flash visivi e frasi a metà.
Nononono, ahahahahah, non andiamo ancora a casa, dai, eheheheh, oddio sono strafatta, ihihihih, cosa c'è di ancora aperto in città? Ah sì, andiamo al Mexico che chiude alle sei, ohohohohoh, ma ci credi che ti sto portando a troie, uhuhuhuh, che matta che sono, ma almeno un po' ti piaccio?”

Esco dallo stato di trance solo quando un groupie cinquantenne particolarmente allegro comincia ad allungare le mani, e arrivo sbandando fino alla pedana. La prendo per un braccio, la tiro giù, lei non smette di ridere e accennare mosse che potrebbero essere danza latinoamericana, oppure lo stretching di riscaldamento di una pornodiva prima di una scena impegnativa. I suoi giovani fans non sono d'accordo. Li capisco, ma ormai sono entrato nella fase “salviamo la brava ragazza”, sempre che data la situazione tale definizione abbia ancora senso. Ne spingo via un paio, e cerco l'uscita. Vengo fermato da un tipo tarchiato, grossissimo, vestito di nero, pieno di anelli e tatuaggi, che con voce pericolosamente calma, e ancor più pericoloso accento dell'est, dice:

Dove tu porti ragazza, eh?”
A casa, non si regge in piedi”
Ragazza da qui esce solo se io dico”
Ma è con me, è la mia ragazza!”
Tanti dice questo, ma qui ragazze sono di tutti”
Ahahahahah, non è vero, non sono la sua ragazza, stasera sono selvaggia, ahahahahah!”

Reprimo l'istinto di tapparle la bocca con una gomitata, e nel momento in cui mister dangerous si gira un attimo per dire “Bienveniuti biella giente, prego!” a due ceffi terrificanti che stanno entrando, scatto fuori trascinandomi la selvaggia brava ragazza. Urtiamo qualcuno, sento il rumore di un bicchiere che si rompe, una voce femminile grida.
Corriamo, io bestemmio, lei ride.
Passano gli isolati.
Mi cala l'adrenalina.
La sento biascicare qualcosa come “ohiohiohi sto tanto male, qua c'è casa mia, portami su”.
Nello stesso istante in cui penso che magari la vicenda potrebbe anche concludersi, nonostante tutto, con un finale divertente, lei si piega in due e si esibisce in una riproduzione assolutamente movie-accurate di Linda Blair nell'Esorcista, con l'unica differenza che vomitando l'anima non gira la testa a 360°. Ma potrebbe anche averlo fatto, non sono sicuro.
Dissolvenza in nero.

(4 – continua...)

Pensiero del giorno: “A me piacciono gli uomini per bene”
(Leia Organa, “The Empire Strikes Back”, 1980)

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4 Responses to On The Road Again - 4 (Inception)

  1. Anonimo says:

    Ah ah ah ah ah ah!!!!!
    vecchio, sei sempre un fenomeno!

    C.

  2. Anonimo says:

    ahahah!
    Grande Seventy!

    Emanuele

  3. Anonimo says:

    Incomincio ad avere paura che sia successo davvero
    l.

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