Aria di crisi



Non serviva mica l’ISTAT, per capirlo. Pare che siamo alla frutta. Anzi, fortunati quelli che si sono mangiati primo, secondo e dolce, prima di arrivarci. Aldilà dei numeri e delle percentuali (comunque drammatici), stupisce che non sia stato colto prima un insieme di segnali evidenti, e sottovalutati. I dati dell’ultima indagine sul reddito e le condizioni di vita delle famiglie italiane giungono alla fine di quella che avrebbe dovuto essere la settimana più consumistica dell’anno, e suonano decisamente come una presa per il culo. Sarà un caso che vengano resi noti adesso, quando tutti, più o meno, hanno la pancia piena, e minore predisposizione ad allarmarsi?



Non serviva mica l’ISTAT, dicevo. Si poteva arrivare alle medesime conclusioni, riguardo allo stato della nostra economia, semplicemente andando un po’ in giro nei giorni precedenti al compleanno più celebre della storia. Osserviamo le politiche di marketing al dettaglio dei grandi gruppi di distribuzione e vendita di tecnologia varia, luoghi tra i più gettonati in questo periodo. Mediaworld, Unieuro, Euronics, è uguale. Un buon esempio è la proposta fatta per l’acquisto di un televisore medio, diciamo da 450 euro. Fascia bassa per la categoria degli LCD e plasma, medio-alta per i “vecchi” tubi catodici.


Bene: si arriva a 36 rate, interessi zero (insomma, ne ho già parlato del TAEG…), con inizio del pagamento a metà 2007, sui 180 giorni quindi. Oh, ma ci rendiamo conto? Stiamo parlando di 12 euro e mezzo mensili, con gli interessi circa 14, e per i primi sei mesi, niente. Praticamente ti tirano dietro la roba, purchè tu compri. Come fanno i distributori e i punti vendita a sopravvivere? Certo, parte dei fornitori viene regolata tramite le garanzie bancarie. Banche che, poi, calcolano comunque di avere il loro bel tornaconto grazie alla gestione dei servizi di finanziamento. Il prodotto tecnologico è solo uno dei tanti casi, questa disperata metodologia di vendita è ormai la norma, basti pensare al mercato dell’automobile. Teoricamente, funziona, ma deve andare tutto a buon fine. Fino all’ultima delle rate. Sennò, si rimane a livello virtuale. Il sistema, però, è al collasso, e si avvicina sempre di più il punto di rottura.


Punto di rottura che si presenterà quando le famiglie, in numero sempre maggiore, saranno costrette a tagliare. Abbiamo già superato la soglia, a questo proposito. Per la prima volta dagli anni ’50 è stato intaccato, come allocazione di spesa, il paniere dei beni alimentari. Insomma, pasta finchè si vuole, ma i filetti cominciano a rimanere sui banconi. Perfino in occasione delle grandi feste. Abbiamo cominciato a stare attenti a cosa compriamo da mangiare, ma l’ultimo cellulare, guai a toccarlo, eh. Quando, impossibilitati a sostenere le piccole – ma messe tutte insieme neanche tanto – rate del superfluo, gli italiani cominceranno a vedere gli ufficiali giudiziari che si riprendono i televisori, le automobili, gli elettrodomestici, penseranno di assistere a una scena vista mille volte nei film americani. Chissà, però, se si sentiranno fighi come in quelle realtà virtuali, tra cui la nostra raccapricciante televisione, che avevano cercato di imitare completamente rincoglioniti di pubblicità e “superpromozioni”. E chissà come ne usciranno i venditori e gli enti di finanziamento. Buon 2007, ci sarà da divertirsi.




Pensiero del giorno:
“Sento che hanno una paura sproporzionata”
(Qui-Gon Jinn, “The Phantom Menace”, 1999)

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4 Responses to Aria di crisi

  1. EvaCarriego says:

    ohi, che depressione


    buona notte

  2. settantasette says:

    @EvaCarriego: eh, è il Natale che mi fa questo effetto.

  3. EvaCarriego says:

    vivo nell'attesa che tutto ciò passi senza lasciar traccia di sé


  4. SaintSavin says:

    Anche negli USA, prima del crollo del '29, impazzava la rateizzazione selvaggia :-(. O mi sbaglio?


    Saint.

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