Chi ha paura del Grande Fratello?



La privacy. Bella parola, suona bene. I dati sensibili. Accidenti, bisognerà farci attenzione. Guai a maneggiarli con imprudenza, va a finire che si irritano. Per forza, sono così sensibili, poverini. Ci vuole come minimo un'autorizzazione, per averci a che fare. Tutti d'accordo, su questo. Perchè non voglio che chiunque possa sapere gli affaracci miei, dove vado, cosa faccio, come uso internet, quanti soldi ho e come li spendo, a chi telefono e cosa gli dico. Eccheccazzo.
Vero, sacrosanto, da condividere e sbandierare.
Se si parla dei rapporti tra privati, però. Cittadini, aziende, associazioni. Persone fisiche e giuridiche che dall'accesso alle informazioni sugli altri, particolarmente riguardo al reddito e ai consumi, potrebbero trarre vantaggio in termini di marketing, di gestione degli affari, di influenza sui rapporti personali.
Fin qui, tutto bene.
Mi starebbe immensamente sulle palle che banche, imprese, assicurazioni, chiunque desideri vendermi qualcosa o propormi come utilizzare denaro e tempo libero potesse sapere in anticipo i miei gusti, le mie risorse finanziarie, addirittura il mio stato di salute. Che si arrangino da soli a definire il target della loro attività economica, decidendo se includermi o meno tra i potenziali clienti.

Quando si tratta delle istituzioni, però, la faccenda è un pò diversa. In particolare, parlando dell'aspetto economico e finanziario. La doverosa premessa, non così scontata come sembra, è che si deve trattare di uno Stato democratico, nell'ambito del quale le libertà civili e di opinione vengano considerate assolute e inviolabili, il garantismo sia inattaccabile, i diritti dell'individuo e l'uguaglianza davanti alla legge siano i principi della convivenza e dei rapporti tra privato e pubblico.
Si potrebbe sicuramente fare meglio, ma leggendo la Costituzione e conoscendo a sufficienza il Codice Civile e quello Penale, credo si possa dire che - almeno in teoria - in Italia ci siamo abbastanza. Gli strumenti istituzionali e giuridici sono lì, e sono potenti, basterebbe avere la voglia e la capacità di usarli e applicarli. Non serve fare rivoluzioni.

Ed eccoci alla famosa privacy, ai famosi e segretissimi dati personali. Ribadisco, concentriamoci soprattutto sui soldi. Perchè tanto desiderio di riservatezza, tanta voglia di cazzi propri, davanti allo Stato? Perchè tanta paura, per dire, di un eventuale obbligo futuro di eseguire ogni transazione di un minimo rilievo con bancomat e carte di credito? Perchè tanta paura delle intercettazioni telefoniche, perchè tanta resistenza all'idea della trasparenza di movimenti bancari e societari, perchè tanto fastidio davanti alla richiesta di scontrini e ricevute? Chi ha paura di poter essere controllato?

Io, no di sicuro. Come me, chiunque non commetta irregolarità o veri e propri reati, non dovrebbe avere nulla da temere. Un esempio fra tanti: attraverso il telepass si possono conoscere i miei spostamenti? Chi se ne frega. Se queste informazioni rimangono inaccessibili per altri privati (la morosa che mi potrebbe beccare se avessi l'amante in un'altra città, o una casa automobilistica che sapendo quanti chilometri faccio all'anno mi fracasserebbe di pubblicità avendomi inquadrato in una tipologia di cliente), qual'è il problema?
Lo stesso vale per i pagamenti, per le comunicazioni telefoniche, per internet. Quale cazzo è il problema? Che traccino, che ascoltino, che analizzino. Troppe telecamere in giro per la città? E allora? Se non rapino una banca, a me cosa importa?

I problemi, e problemi grossi, se venisse attuato un monitoraggio capillare delle attività (soprattutto economiche) di tutti, non li avrei certo io. Mal che vada, rinuncerei a quei quattro mp3 introvabili che scarico, e me li cercherei su ebay. Ci ho pensato parecchio, ed è davvero l'unica cosa tra l'irregolare e l'illegale che faccio, in assoluto. E sono convinto che anche per la maggioranza della famosa "gente comune" sia così. Pensando invece agli evasori e ai parassiti fiscali grandi e piccoli, ai faccendieri della finanza creativa, ai miserabili in generale che nella segretezza e nell'irrintracciabilità dei loro sporchi affari prosperano e si arricchiscono, o che abusano dei più deboli... beh, se per vederli disintegrati come persone e come categorie, dovessi rinunciare a un album di Pat Metheny, io ci starei. E voi?


Pensiero del Giorno:
"Abbi cura di te. E' quello che sai fare meglio"
(Luke Skywalker, "A New Hope", 1977)


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5 Responses to Chi ha paura del Grande Fratello?

  1. spartacusdue says:

    sottoscrivo in pieno! Eppoi, sono tanto "statunitensi", però guai ad applicare quanto di buono c'è in quel Paese, contradditorio ma sicuramente democratico, ad esempio i poteri dell'amministrazione finanziaria. Quanti nostri imprenditori sarebbero in carcere per evasione fiscale?

    Ma non guardano neanche i telefilm americani, e che l'importano afare?

    :-D

  2. Sioux says:

    pure io . Ma credo che certa gente troverebbe comunque il modo per sfangarla. Magari il piccolo parassita fiscale lo beccano..ma quello grosso...

  3. anonimo says:

    Sono d'accordo su quasi tutto, l'unica cosa che mi lascia un pò perplesso, anche se non sono un rapinatore di banche, sono le troppe telecamere in giro...


    Saint.

  4. settantasette says:

    @spartacusdue: ottimo punto.


    @Sioux: già rompergli seriamente le palle sarebbe un buon risultato, però.


    @Saint: aloha, bienvenido. Telecamere: beh, come per tutto il resto, il punto secondo me è CHI accede alle informazioni, non tanto come vengono ottenute.

  5. anonimo says:

    Azz, quanti vecchi amici qui. 77, finalmente abbiamo ripreso a scrivere era ora. Ok, come sempre siamo d'accordo e quindi questo commento e' stato pleonastico.

    Cia' 77. Cia' Saint. Non fate tardi.

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